25 Aprile, la piazza anti-Salvini
I discorsi accolti dagli applausi della gente. Anche il M5S Bugani sul palco: «Ci sarò sempre»
Cocchi dell’Anpi: «Ministro della paura». Prodi: «Non riconosce lo Stato democratico»
«Per Salvini il 25 Aprile è un derby? Forse non vuole riconoscere lo Stato democratico». Quello di Romano Prodi è l’affondo più duro arrivato dalla piazza del 25 Aprile di Bologna, ma non l’unico. Il vicepremier leghista è stato l’obiettivo di tutti gli interventi dal palco. «Invece di unire, divide», dice il sindaco Merola. «È il ministro della paura», aggiunge l’Anpi. L’assessore Bianchi: «Regaliamogli la Costituzione». In piazza anche il M5S.
«Il governo litiga sul 25 Aprile? Lo fanno tutti i giorni, le liti non sono un fatto nuovo... quello che preoccupa è il non capire che un Paese ha bisogno di un momento fondativo, in cui si riconosce quando e come si è costruita la libertà e lo Stato democratico. Ma forse il ministro dell’Interno non vuole riconoscere lo Stato democratico...». Mentre attraversa piazza Maggiore insieme alla moglie Flavia al termine delle celebrazioni per il 25 Aprile, Romano Prodi lancia quello che è l’affondo più duro arrivato dalle celebrazioni di Bologna all’indirizzo del vicepremier Matteo Salvini. Il Professore usa parole taglienti, ma quelle pronunciate dagli oratori chiamati sul palco non sono state meno nette. E hanno trasformato il ministro dell’Interno, con la sua ironia sul «derby» e la sua festa siciliana di «liberazione dalla mafia», nel protagonista, o meglio nell’antagonista, di questo 25 Aprile bolognese.
Centinaia le persone arrivate ieri mattina in piazza del Nettuno. In silenzio, durante la deposizione delle corone, le massime autorità civili e militari. Il prefetto Patrizia Impresa, il generale dei carabinieri Claudio Domini, il sindaco Virginio Merola, l’assessore regionale Patrizio Bianchi, quelli comunali Alberto Aitini e Matteo Lepore, con bimba in braccio e fazzoletto dell’Anpi al collo. All’ombra del Nettuno il rabbino Rav Alberto Sermoneta e il presidente dell’Ucoii Yassine Lafram, oltre che il segretario dem Luigi Tosiani. Massimo Bugani, accompagnato dalla famiglia, e la senatrice Michela Montevecchi sono venuti a testimoniare la distanza del M5S dalle polemiche leghiste
” Il 5S Bugani Per me questa è una festa di unità nazionale, lo è sempre stata, io vi ho sempre preso parte e ci credo tantissimo
sul 25 Aprile. «Per me questa è una Festa di unità nazionale, lo è sempre stata, ho sempre partecipato e ci credo tantissimo», dice Bugani, che evitare di commentare le posizioni della Lega e di Salvini. Che diventa presto il vero bersaglio della mattinata.
«Abbiamo un ministro dell’Interno che si fa pubblicità provando a ridimensionare il significato della Resistenza a contesa di parte non più attuale. Che invece di unire divide, offrendo una polemica e un nemico ogni giorno — dice dal palco il sindaco Merola — e invece dovrebbe darsi da fare per raccogliere elementi
Il sindaco Merola Dal palco l’attacco del primo cittadino a Salvini: «Il ministro soffia sul fuoco»
per mettere fuorilegge i gruppi neofascisti o per impedire che negli stadi prolifichi l’estrema destra». Applausi. Gli stessi che accompagnano le parole della presidente dell’Anpi bolognese Anna Cocchi, quando dice che «non passa giorno che il ministro della paura non renda evidente la sua intesa cordiale con movimenti neofascisti, in Europa e in Italia». «Bisogna smettere di far credere che Mussolini abbia fatto anche cose buone che in fondo fossero brave persone. Quei facinorosi delinquenti fecero uso fin dall’inizio di una violenza brutale», sottolinea la presidente dell’Anpi, che insiste nel criticare le parole del ministro dell’Interno: «Oggi non si celebra alcun derby, antifascismo non è sinonimo di comunismo, ma di democrazia».
«Siamo qui contro chi vuole cacciare anche questo Paese nel buio e nella paura. Non facciamo neanche un passo indietro», alza la voce poco dopo l’assessore Patrizio Bianchi, che incassa un lungo applauso dalla piazza quando propone di «fare una colletta per regalare una copia della Costituzione al nostro ministro dell’Interno». Appena sotto il palco Romano Prodi annuisce. Era da parecchio che il Professore, spesso all’estero per gli impegni con la sua Fondazione per la collaborazione tra i popoli, non faceva capolino in piazza per il 25 Aprile. Evidentemente quest’anno, anche per lui, è diverso dagli altri. «Questo è un momento di unità di tutti i democratici. Chi parla di un derby non si sente democratico», scandisce l’ex premier mentre in piazza risuona Bella Ciao. E il viaggio anti-mafia di Salvini proprio nel giorno della Liberazione? «Quella è la propaganda che fa ogni giorno, il problema è che chi non riconosce il 25 Aprile non riconosce il fondamento della nostra democrazia».