Commozione e passerella di candidati
Da Daverio a Kyenge sfilano i candidati a Bruxelles
Come annunciato, sul palco di Monte Sole, non si è presentato nessun uomo di governo. Ma il pensiero politico non è mancato. Massimo Cacciari ha esortato l’ampia platea presente sui luoghi dell’eccidio a «ricordare le cause dell’impossibile». Ha accompagnato tutti indietro con la memoria al secondo conflitto mondiale e fatto incetta di applausi. Il più forte è arrivato quando rivolgendosi alla platea ha incitato: «Dobbiamo dire mai più Marzabotto, mai più Marzabotto sulla faccia della terra». A Marzabotto ieri c’erano anche Philippe Daverio e Cecile Kyenge, entrambi candidati alle prossime elezioni europee.
L’appuntamento è sempre nello stesso luogo. A Monte Sole cambia giusto lo scampolo di prato in cui ci si siede per condividere i ricordi di una storia che in troppi lasciano scivolare nell’oblio. L’assenza — annunciata — di uomini del governo non fa rumore quassù. «Noi abbiamo organizzato la manifestazione come sempre, e siamo contenti che ci sia il professor Cacciari con noi», taglia corto il sindaco di Marzabotto Romano Franchi, che si gode l’orazione dell’ex sindaco di Venezia e poi dal palco fa notare: «Qui c’è l’Italia migliore».
Ogni anno per l’anniversario della Liberazione migliaia di bolognesi (e non solo) tornano sui luoghi dell’eccidio nazi-fascista in cui tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944 morirono 775 persone. Ascoltano le testimonianze di chi è sopravvissuto, celebrano la Liberazione e i suoi protagonisti. Insieme. Perché, come hanno ricordato un po’ tutti ieri a Marzabotto, «il 25 Aprile è di tutti, nessuno escluso, non può essere una data divisiva». Ed è un giorno di festa. Lo è per i bimbi ignari di tutto che sgambettano tra margherite e ginestre, e per chi quella storia l’ha vissuta in prima persona. Come Franco Fontana, staffetta partigiana di 90 anni. «Io, fino a che avrò fiato, queste montagne non le abbandono», promette. Ai più giovani racconta la sua e altre storie di lotta per la libertà. E non può accettare quel che succede in questo Paese, rinato proprio nel giorno della Liberazione: «C’è gente che piange sulla tomba di Mussolini. Di Mussolini, capite? Di un criminale». Tra i volti noti, sotto il palco, c’è anche Philippe Daverio. «È importante venire qui: c’è chi nega la storia», fa notare il critico d’arte, candidato con +Europa alle prossime elezioni. Poco distante c’è anche Cecile Kyenge, candidata per il Pd.
A tenere l’orazione ufficiale nel 74esimo anniversario della Liberazione a Monte Sole è stato chiamato il filosofo Massimo Cacciari. Prima di salire sul palco, torna sull’omaggio a Mussolini degli Irriducibili laziali. «Quella manifestazione ci fa bene, perché ci ricorda i pericoli che corriamo, il disfacimento dell’unità nazionale, l’aria che si respira nel Paese. Ma purtroppo non siamo preparati, basta girare tra i giovani per capire quanto sia immensa la loro ignoranza: in un quiz l’altro giorno uno sosteneva che la seconda guerra mondiale fosse finita nel 1968». Cacciari sul palco, davanti a una folla che ne sostiene ad applausi ogni pensiero, ricorda a tutti che è necessario tenere a memoria «le cause di quel che sembrava impossibile». «Bisogna sapere — attacca — cosa ha prodotto l’orrore che hanno conosciuto queste terre». Tiene quasi una lezione di storia, che poi è politica, nel senso più nobile della parola. «Cosa ha portato alla guerra? La crisi e la mancanza di qualsiasi forma di unione politica europea: la seconda guerra mondiale non è un unicum ma il prodotto del conflitto tra stati incapaci di stabilire tra loro un foedus, un patto. Viviamo oggi un disordine globale, dobbiamo fare dell’Europa un’unità politica europea (il piccolo è bello, ma solo quando si mette insieme ad altri se no gode solo della propria impotenza) e fondare un nuovo diritto internazionale». Cacciari ha fatto incetta di applausi, ieri. Il più forte è arrivato quando si è rivolto così alla platea: «Dobbiamo dire “mai più Marzabotto”, mai più Marzabotto sulla faccia della terra».
Luogo simbolo A Monte Sole, tra il 29 settembre e il 5 ottobre ‘44 i nazifascisti uccisero 775 persone