Reddito di cittadinanza, il Comune ora offre il suo progetto lavoro
«Ma troppi esclusi»
Il Comune offre una sponda al governo sulla partita del reddito di cittadinanza. «Le domande sosta state un terzo di quelle previste, bisognerà capire perché», dice l’assessore al Lavoro Marco Lombardo. Che in vista del processo di orientamento affidato ai navigator dice: «Uniamo le forze con il progetto “Insieme per il lavoro”».
«Ma perché non lavorare insieme se può servire ad aiutare chi è in difficoltà e a creare lavoro?». Potrebbe sembrare soltanto una domanda retorica, ma dietro l’interrogativo che si pone l’assessore comunale al Lavoro Marco Lombardo c’è molto di più. Di fatto una mano tesa al governo giallo-verde e un invito al dialogo soprattutto al M5S, che sul reddito di cittadinanza ha scommesso gran parte della sua immagine di forza di governo. E che ora, di fronte a dati non esattamente esplosivi e alle polemiche di chi è rimasto deluso dall’importo ricevuto, confida di dimostrare con i navigator che il reddito di cittadinanza sarà davvero uno strumento per trovare lavoro.
Con oltre 5.600 domande valutate e 2.103 respinte (3.387 quelle accolte e 128 sotto esame) non si può dire che l’ondata del reddito di cittadinanza sotto le Due Torri sia stata travolgente. «Il dato è parziale, ma sono un terzo dei quindicimila nuclei familiari che avevamo stimato come potenziali beneficiari», sottolinea l’assessore comunale al Lavoro, che aspetta di capire nei prossimi giorni il perché di questa distanza. «È possibile che qualcuno non abbia ancora capito come si chiede il reddito di cittadinanza, oppure ci potrebbe sempre essere chi dichiara meno di quanto effettivamente guadagna e non lo chiede per evitare successive verifiche», ipotizza Lombardo, che non vuole né parlare, né festeggiare il risultato poco esplosivo. «Sarebbe ingeneroso parlare di flop, ma è un dato di fatto che le richieste a Bologna siano state oggettivamente meno delle aspettative».
Il punto, per l’assessore al Lavoro della giunta Merola, è capire chi è stato escluso e perché. «Innanzitutto bisognerà vedere chi lo riceverà in forma piena. Ma soprattutto capire quali sono i motivi del diniego, perché in quei 2.103 ci possono essere persone che magari non rientrano nei parametri previsti dalla legge — sottolinea Lombardo — ma che vivono comunque un condizioni di bisogno». La lista potrebbe essere lunga: italiani senza fissa dimora, giovani che vivono ancora in casa con i genitori (perché il calcolo è sul nucleo familiare), stranieri che risiedono in Italia da oltre dieci anni ma che non riescono a ottenere una certificazione patrimoniale dal Paese d’origine.
Ma c’è qualcosa che l’amministrazione comunale può e vuole fare, collaborando con Roma. «All’interno del progetto “Insieme per il lavoro” (nato dalla collaborazione di Comune, Metropoli e Arcidiocesi, ndr) stiamo ragionando per capire come intervenire sui potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza». In primis aiutando chi, escluso, vive comunque un una condizione di difficoltà. E poi mettendo a disposizione del sistema di matching aziendale affidato ai futuri navigator il patrimonio di aziende riunito attorno al progetto nato con l’aiuto della Curia.
«Quello che chiediamo al governo — dice Lombardo — è di essere coinvolti nella fase due del reddito di cittadinanza. I 40 navigator previsti per Bologna non hanno bisogno di andare in Mississipi per fare matching aziendale: a disposizione abbiamo già un board di 60 aziende, possiamo vedere da subito se si possono trasformare le risorse che arriveranno ai destinatari del reddito di cittadinanza in un’incentivo all’assunzione, perché conosciamo le necessità delle azienda che collaborano al progetto. Ma bisogna farlo il prima possibile».
2.103 Le bocciature A Bologna e provincia l’Inps ha respinto per il momento il 37% delle pratiche valutate