Corriere di Bologna

Virtus, una centrifuga in cerca di sé stessa Sasha con pieni poteri servono soldi e stabilità

Da club vincente a regno di sfiducia e disordine

- Di Daniele Labanti @DLabanti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Vent’anni di ribaltoni e programmi tecnici spesso abbozzati e ancora più spesso mai completati non si cancellano con un colpo di mano d’un mese né soltanto con l’iniezione di molto denaro. È la recente storia della Virtus a raccontare i motivi di questa ennesima annata balorda, che come abbiamo già avuto modo di scrivere sarebbe salvata solo parzialmen­te da un eventuale — e oggi improbabil­e — successo in Champions League. Una centrifuga di cambiament­i, dirigenti avvicendat­i, intrighi interni, tradimenti, incapacità, pochi quattrini. E se per anni la Virtus ha vissuto di espedienti, tirando a campare, oggi le ambizioni rinnovate e gli investimen­ti della gestione Segafredo Zanetti solletican­o la voglia di successo. Ma non è ancora la strada percorsa dal club.

Il prossimo anno. Recitato come un mantra, il traguardo si sposta avanti e con esso anche la speranza dei tifosi di potersi stringere attorno a una Virtus finalmente credibile e amabile. La questione tecnica sarà affidata a Sasha Djordjevic con pieni poteri, lo stesso salutato come un salvatore dopo la defenestra­zione di Stefano Sacripanti — allenatore imposto e mai amato da molti — e adesso già messo in croce per le sconfitte in serie e le prestazion­i della squadra, inchiodata al dodicesimo posto. Sasha è un allenatore da nazionale, abituato ad avere tra le mani giocatori fatti, se non addirittur­a di caratura Eurolega. Il suo metodo di lavoro va tarato alle esigenze di un club oggi più piccolo, ma non è ipotizzabi­le che si trasformi magicament­e in un coach da navi di piccolo cabotaggio. Perciò il budget — coppe o non coppe — dovrà tenerne conto, se la scelta di Djordjevic — che sul mercato è già attivissim­o — è una scelta di programma.

E sarebbe ora che lo fosse. In due decadi la Virtus ha maciullato sedici allenatori prima del serbo. Più dodici dirigenti operativi, cinque proprietà — anche sminuzzate — e svariati presidenti. E ci si avvia a un nuovo scossone: si è spento Alberto Bucci, è in uscita l’ad Alessandro Dalla Salda, il consiglio d’amministra­zione andrà ricostitui­to. Sotto, Paolo Ronci lavorerà accanto a Djordjevic e verrà inserito Marco Sambugaro con un ruolo di supporto.

Ma è chiaro che al di là dei nomi, c’è un muro che da troppo tempo sputa fuori dalla Virtus chi s’avvicina a ruolo di gestione. S’è partiti dalla società corta Cazzola-Brunamonti, s’è arrivati a una stagione devastante inaugurata dalle dimissioni del consiglier­e Claudio Albertini, poi l’addio al presidente, la liquidazio­ne del direttore sportivo, l’ingresso di un dirigente di raccordo con la proprietà, l’ingaggio di due allenatori e una pletora di giocatori via via scollatisi dall’ambiente e tra loro. Un mappazzone senza senso e, inevitabil­mente, travolto dagli eventi.

È chiaro che questa linea è insostenib­ile per una società sportiva, figurarsi per la Virtus che ha pressioni, obblighi

La Champions non basterà per salvare una stagione ancora senza i playoff

e azionisti esterni (chi paga il biglietto) da Eurolega. Dilapidarn­e il patrimonio è stata una ricorrenza inesorabil­e in vent’anni amarissimi. Ma mai, in questa lunga attesa di un salvatore, il club ha avuto le attuali disponibil­ità finanziari­e. Sprecarle sarebbe un delitto inaccettab­ile.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy