Tornano Stalin, Lenin e Trotskij Ma la rivoluzione è (solo) a teatro
Alle Moline lo spettacolo di Cavicchioli: un «matto» incarna tutti i big rossi
Rivivono «i dieci giorni che sconvolsero il mondo», rievocati dalle voci dei protagonisti, Lenin, Stalin, Trotskij, Molotov, Aleksandra Kollontaj e altri. Tutti insieme, voci in un corpo solo, quello di Remo da Grizzana, in trasferta nel comune più leninista d’Italia, Cavriago di Reggio Emilia.
Marco Cavicchioli, attore di lungo corso, insegnate presso varie scuole di teatro tra le quali quella di Bologna intitolata ad Alessandra Galante Garrone, porta in scena al teatro delle Moline, oggi alle 20,30, domani alle 20, domenica alle 16,30, un curioso spettacolo tra la «nostalghia» e l’ironia, dedicato ai primi tempi della Rivoluzione sovietica, «Revolyutsiya». Lo ha scritto con Andrea Schianchi e lo ha allestito con l’occhio registico di Bruno Stori, la scenografia di Teatro Agricolo, le musiche di Irene Elena, sul palco con la sua chitarra. È la terza tappa di un viaggio nelle memorie ribelli, iniziato con «Ombre rosse» e proseguito con «Banditen». Racconta Cavicchioli: «Il protagonista in realtà soffre di disturbi dissociativi dell’identità. Ha una lunga, triste storia: morti i genitori, è stato rinchiuso in manicomio perché si credeva Gagarin. Poi, con la legge 180, gli ospedali psichiatrici sono stati chiusi e di lui si sono presi cura i nonni materni. In particolare il nonno, Peppo, vecchio partigiano,
famoso comunista di Grizzana. Ma quando Occhetto decreta morto il Pci alla Bolognina, schiatta con un colpo al cuore». Questo l’antefatto. Remo inizia a soffrire di disturbo dissociativo: si accorge che in lui transitano e parlano tutti i capi della Rivoluzione russa. Gira con un impermeabile da commissario del popolo, con la falce e martello e tanti altri distintivi sovietici, di quelli che si trovano nei mercatini. Ha perennemente alle orecchie delle cuffie, e dice di essere in contatto con la Lubjanka, la sede dei servizi segreti bolscevichi. Finalmente va a Cavriago, il paese che conserva in piazza il busto di Lenin.
«Remo si rivolge al pubblico dello spettacolo come se fossero i cavriaghesi - prosegue -: “La Rivoluzione sta arrivando, con un pullman con tutti i suoi capi. Voi che avete firmato nel 1917 la prima mozione di solidarietà alla Russia bolscevica, ascoltate…”. E iniziano a parlare, attraverso lui, Lenin, Trotzskij, che vuole esportare la rivoluzione, Stalin, freddo, burocratico, si vanta di 700mila condanne a morte, Molotov, fino ai 96 anni nel parlamento sovietico, Aleksandra Kollontaj, la prima donna ministro».
Lo spettacolo vive tra un presente surreale e ricordi di una rivoluzione presto fallita, naufragata nel sangue: «Chiude lo spettacolo Majakovskij, con il biglietto scritto prima di suicidarsi: la barca dell’amore si è spezzata sullo scoglio della vita quotidiana. Sono affascinato dai rivolgimenti creativi dei primi tempi della rivoluzione, che secondo me dopo la morte di Lenin si trasforma in qualcosa di tetro». E lo spettacolo si conclude con una sorpresa.