Pfas nel Po, pressing di Zaia su Bonaccini
Non si ferma il braccio di ferro tra Veneto ed Emilia-Romagna sugli inquinanti nel Po. Il Veneto porterà alla Procura della Repubblica i dati dei rilevamenti nelle acque del Po che confermano una presenza di Pfas, e non solo, a livelli anomali. Ma l’Emilia-Romagna insiste: «Qui il problema non c’è».
Non si ferma il braccio di ferro tra Veneto ed Emilia-Romagna sui livelli di inquinanti presenti nel Po. La Regione Veneto porterà alla Procura della Repubblica i dati dei rilevamenti nelle acque del Po che confermano una presenza di Pfas (sostanze inquinanti perfluoroalchiliche, ndr) a livelli anomali. Ma l’Emilia-Romagna insiste: «Come testimoniano i dati di Arpae qui il problema non c’è».
Ieri Nicola Dell’Acqua, commissario delegato per i primi interventi urgenti di Protezione civile in conseguenza alla contaminazione da Pfas nelle province di Vicenza, Verona e Padova, è tornato all’attacco. «In tema di Pfas la Regione Veneto sta cercando di spiegare a tutta Italia che se non saranno definiti dei limiti nazionali non si potrà limitare l’uso di queste sostanze e agire con le necessarie bonifiche dei siti già inquinati. Nel Po — sottolinea Dell’Acqua — ci sono Pfas in quantità 100 volte superiori a quelle di Miteni (la società chimica che ha inquinato per anni le falde del vicentino,
ndr) mentre il C6O4, Pfas di nuova generazione, in quantità quasi 2.000 volte superiore. È nostro dovere far rilevare questa situazione e lo faremo la settimana prossima alla Procura».
Nonostante i dati diffusi dall’Arpae la scorsa settimana abbiano spinto l’Emilia-Romagna a derubricare come questione esclusivamente veneta l’allarme Pfas, il pressing dalla Regione guidata da Luca Zaia non si ferma. «Sono dati che parlano chiaro», insiste il commissario Dell’Acqua, sottolineano che con i provvedimenti di tipo regionale «non possiamo fermare tutti gli sversamenti che raggiungono il Po. Soltanto ogni singola regione può intervenire sulle aziende che si trovano nel suo territorio. E questo conferma anche che non è vero che sarebbero bastati limiti posti dal Veneto per contenere l’inquinamento da queste sostanze. Noi, infatti, avevamo fermato la produzione di queste sostanze, ma nel Po continuano a esserci quantità eccezionalmente superiori a quelle del sito Miteni».
Dunque il pressing sull’Emilia-Romagna
In Veneto si sono registrati dati anche 2.000 volte superiori a quelli di legge
per il destino del Po non si ferma. «Abbiamo segnalato anche alle altre Regioni quello che abbiamo trovato e quello che stiamo facendo. È nostro preciso dovere, a questo punto, anche rivolgerci alla Procura della Repubblica perché nessuno minimizza quanto è accaduto sotto la Miteni, ma non ci si può bendare gli occhi davanti a ulteriori tipi di inquinamento». Una posizione che non preoccupata la Regione Emilia-Romagna, che ribadisce che qui nel Po «non c’è nessuna emergenza Pfas».