Il casolare degli stupri e quei 18 cuori spezzati
Violenta due giovani, arrestato: aveva due decreti di espulsione
I carabinieri l’hanno arrestato in un vecchio casolare di via Agucchi. Era ricercato per lo stupro di due donne avvenuto in un ex vivaio di via Zanardi. Accanto al suo giaciglio 18 cuori tracciati su un muro, l’ipotesi di altre vittime.
Appena un mese fa aveva ricevuto un decreto di espulsione dalla Questura di Bologna, il secondo dopo quello emesso un anno fa da quella di Cagliari. Una vita di espedienti, segnata da arresti e condanne per spaccio. Giovedì la sua fuga è finita in un casolare abbandonato di via Agucchi, dopo un blitz dei carabinieri che lo cercavano dopo la denuncia di due donne, una 23enne e una 33enne, attirate e violentate in un ex vivaio di via Zanardi il 15 e il 20 aprile.
Yassine Massri, 27enne, con due alias, uno libico e uno marocchino, si nascondeva da giorni. Pusher noto in città come libico, forse per ottenere una protezione internazionale e per l’impossibilità di espellerlo e riportarlo in quel paese, sapeva bene come muoversi, astuto al punto di mantenere sempre un basso profilo, anche quando si faceva pizzicare dalle forze dell’ordine: sempre poche dosi di droga addosso. Un copione sempre uguale: direttissima e poi fuori a piede libero. Quando giovedì all’alba i carabinieri della stazione Bertalia hanno fatto irruzione in un covo in via Agucchi ha tentato di fuggire da una finestra. Per lui si sono aperte le porte della Dozza con l‘accusa, suffragata dal riconoscimento da parte delle vittime, di violenza sessuale, sequestro di persona e rapina. Sotto la minaccia di un coltello, infatti, ha abusato della 33enne per 45 infiniti minuti. «Sto morendo, lasciami stare», ha detto con un filo di voce, esausta e piena di lividi, dopo essere stata picchiata. Lui si è impaurito, si è allontanato e lei ha trovato le ultime forze per scappare.
Ai carabinieri ha detto che era convinta di morire: «Continuava a urlarmi di stare zitta: non ti sentirà nessuno, non ti troveranno. Io non esisto, domani sarò via da Bologna e dall’Italia». Le sue intenzioni le aveva scritte in arabo in uno stato di Whatsapp: «Non cercatemi, sto per andare via, non so se torno». Ora però è in carcere. In dieci giorni i carabinieri hanno passato al setaccio tutte le zone degradate della città: dall’ex Manifattura Tabacchi, alla zona della Fiera, fino ad arrivare nel covo di fortuna in via Agucchi. Sul muro accanto al giaciglio dove dormiva il il 27enne c’erano segnati a penna diciotto cuori infranti. Un disegno inquietante e suggestivo che ha fatto pensare alla possibilità che abbia abusato di altre vittime.
Sono tre gli indizi su cui hanno lavorato i carabinieri: un numero di cellulare, il colore bianco della cover e il fatto che gli mancassero due incisivi, proprio come raccontato dalle vittime. La prima è una ragazza bolognese di 23 anni. È stata lei a fornire ai militari il numero di cellulare. I due si erano dati un appuntamento all’ex vivaio per scambiare una dose di cocaina, ma non appena la 23enne è arrivata, lui l’ha aggredita: «Stasera morirai qui», l’ha minacciata, poi ha tentato di abusare di lei. La giovane però si è difesa con veemenza ed è riuscita a fuggire. Poi, il nome: Yassine. E quel particolare raccontato da entrambe sulla sua dentatura.
«Pugni e calci, poi lo stupro sotto la minaccia di un coltello Diceva: stasera muori»
Sul muro del giaciglio dove dormiva 18 cuori spezzati: l’ipotesi di altre vittime
La descrizione dettagliata della seconda vittima è stata decisiva per l’identikit. Lei, di origini marocchine, è stata adescata fuori da un negozio di alimentari in via Zanardi. Con la scusa di andare a trovare un’amica in comune l’ha convinta a seguirlo. Ma quando si è accorta che era una trappola, era troppo tardi. Ha tentato di fuggire ma è stata violentata con un coltello puntato alla gola. Solo a quel punto è riuscita a fuggire in strada, in lacrime e con pochi abiti addosso. Ha fermato una macchina di passaggio, poi il ragazzo che l’ha soccorsa ha incrociato una pattuglia di carabinieri. Quando l’ha riconosciuto, giovedì mattina, è scoppiata in lacrime, e ha ringraziato i carabinieri: «Non dimenticherò mai quello che è successo, ma grazie per averlo preso e arrestato. Temevo la facesse franca».