Giovanissimi e già «svapano», nel mirino i venditori di e-cigs
Malgrado i divieti, in città c’è chi propone liquidi e hardware a minorenni
«Vendita vietata ai minori di 18 anni». Scritte del genere campeggiano in bellavista in quasi tutte le tabaccherie e i punti vendita di sigarette elettroniche in giro per la città. Eppure, malgrado i divieti imposti dalla legge, sempre più giovani e giovanissimi sotto le Due Torri pare si stiano avvicinando al mondo delle e-cigs, anche se fra gli addetti ai lavori, ovviamente, tutti negano di vendere ai minorenni. O meglio, quasi tutti. «Se un quindicenne mi chiede di acquistare soltanto l’hardware, che sicuramente è meno pericoloso del liquido, si può anche chiudere un occhio. Ma quando si tratta di ragazzini troppo piccoli no, meglio evitare casini» ammette, con estrema sincerità, il dipendente di un negozio specializzato non molto distante dal centro. Che poi conferma: «È vero, è una moda che si sta diffondendo parecchio fra i ragazzi».
«A me è capitato persino di vendere il liquido senza nicotina ad alcuni genitori con la speranza, in questo modo, di tenere lontano i propri figli dalle normali sigarette» racconta invece Giampaolo, titolare di Top Smoke, in via Murri. «Ma ci sono pure quelli che chiedono ai passanti di comprarlo al posto loro — aggiunge Veronica, dal bancone della sua tabaccheria non molto distante dal liceo scientifico Fermi —. E lo stesso capita anche con le Iqos della Philip Morris». «Ai nostri tempi si imitavano gli adulti con le bionde, adesso si usano le sigarette elettroniche. Queste però servono per smettere, non per cominciare a fumare — ricorda Mattia, titolare de La Svaperna, pub e punto vendita in via del Borgo di San Pietro —. Noi non possiamo vendere ai minori, lo sanno anche loro, ma ogni tanto qualcuno ci prova. Una volta un ragazzino si è addirittura presentato con un documento modificato con Photoshop».
Ma se sia i commercianti che gli adolescenti conoscono così bene la legge, come si spiega allora il numero sempre più alto di ragazzini in giro per Bologna con sigaretta elettronica e liquido per svapare? «Comprano tutto su internet: chiedono ai genitori la carta di credito per un paio di scarpe su Amazon ed è fatta», ipotizza un dipendente di Ovale Store, in via Petroni.
«L’e-cig nasce con l’obiettivo di far smettere di fumare, ma è una follia: certo, ci sono molte meno sostanze cancerogene rispetto alla sigaretta convenzionale, ma comunque ci sono. E lo stesso vale per la nicotina, che determina
Il professor Moreno Paolini spiega come nelle e-cigs ci siano sostanze pericolose
diversi problemi anche a livello celebrale e quindi può compromettere il normale sviluppo del cervello in un ragazzo in fase di maturazione». A parlare è il professor Moreno Paolini, ordinario al dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Alma Mater e coordinatore, nel 2017, di una ricerca sul mondo svapo prima pubblicata sulla rivista Scientific Reports-Nature, poi confermata nei risultati dalla New York University. «Suggerire le e-cigs per smettere con le sigarette tradizionali è come dire, a chi ha problemi con l’alcol, che per smettere è meglio bere il vino o la birra anziché i superalcolici — spiega —. Per ora non si conoscono gli effetti a lungo termine, essendo in commercio da una decina d’anni, però sappiamo che sono pericolose per le vie respiratorie. E già questo ci suggerisce che di sicuro possono combinare altri guai». Secondo la letteratura finora disponibile, continua l’esperto, le sigarette elettroniche «non pare riscuotano un grosso successo tra gli adulti, ma con gli adolescenti, purtroppo, non è così». E il merito, si fa per dire, è anche degli aromi. «Sono accattivanti, profumati alla vaniglia o come le gomme da masticare. E poi non impuzzoliscono i vestiti». Il punto, però, è un altro. «Alcuni genitori non sanno cosa stanno facendo: il fumo svapato non è vapore acqueo, ma contiene diverse sostanze cancerogene — avverte Paolini —. In adolescenza le sigarette elettroniche sono l’anticamera di quelle tradizionali, anche perché la nicotina crea dipendenza e di conseguenza, un po’ alla volta, aumenta il bisogno di dosi maggiori, così si diventa veri e propri tabagisti. È una cosa desolante».