Tinin Mantegazza: sette vite di un creativo irriverente
Al Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo nel Ravennate la prima rassegna antologica dedicata all’artista. Fino al 7 luglio
Isuoi personaggi hanno attraversato le migliori stagioni della televisione. Dal signor Toto che arricchiva le schede dei programmi di Enzo Biagi, con cui avrebbe collaborato per una ventina d’anni, al pupazzo Dodò, l’uccellaccio che rappresentava i bambini con le loro mille domande, protagonista del popolare programma L’albero azzurro. Una trasmissione per bimbi in onda dal 1990 che inizialmente radunò autori come Bianca Pitzorno, Bruno Munari e Roberto Piumini.
Tinin Mantegazza oggi ha 88 anni, festeggiati con tanti amici lo scorso febbraio e con una nuova raccolta di racconti
intitolata Restituiamo Roma al Vaticano (con tante scuse). A lui il corregionale Gino Paoli attribuisce la capacità «di riuscire a far scoprire l’altra faccia della luna», grazie a un’inventiva che ha saputo applicare negli anni in settori disparati, dal giornalismo alla regia, dalla tv all’animazione culturale. A Mantegazza, scrittore, pittore e scenografo che aveva cominciato prestissimo a disegnare per il Corriere dei Piccoli, il Comune di Bagnacavallo, nel Ravennate, dedica una mostra in collaborazione con la Fondazione Tito Balestra e Accademia Perduta-Romagna Teatri.
«Tinin Mantegazza. Le sette vite di un creativo irriverente» si inaugura oggi (ore 17.30) al Museo Civico delle Cappuccine alla presenza dell’artista ligure. È la prima grande rassegna antologica dedicata da un museo pubblico a Mantegazza che dal suo buen retiro della casa-studio con vista sul porto di Cesenatico, «dove la gente è più simpatica», sforna con buona lena racconti e disegni. Il percorso propone, con ingresso gratuito fino al 7 luglio, oltre 250 tra disegni, dipinti, pupazzi, fotografie, filmati e documenti, comprese le realizzazioni legate al locale Cab ‘64 e al ruolo di Mantegazza come animatore della scena cabaret di Milano. Dove venivano ospitati, parola sua, «quelli come noi, esclusi dalle istituzioni culturali».
Milano è la città d’adozione di Mantegazza, dove era arrivato da bambino e ha iniziato a collaborare come disegnatore con i quotidiani La Notte e Il Giorno, oltre che con il Corriere dei Piccoli. Aprendo anche una piccola galleria d’arte, La Muffola, dove accanto alle mostre di artisti come Luzzati, Pericoli, Rossello e Ceretti si esibivano talenti quali Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Paolo Poli, Cochi e Renato e Bruno Lauzi. Con la moglie Velia, Mantegazza ha poi iniziato a costruire pupazzi e a animarli per teatro e televisione, fondando la compagnia del Buratto e creando quel Teatro Verdi da cui presero le mosse il Teatro dell’Elfo e Gabriele Salvatores. (p. d. d.)