Maccaferri, c’è il concordato Ora la nomina del commissario
Istanza in Tribunale, l’esposizione sfiora il miliardo
Il gruppo Maccaferri bussa in Tribunale e si gioca la carta del concordato in bianco per fare uscire dalle secche quattro aziende in sofferenza della galassia che ne conta trentadue
Il gruppo Maccaferri, un colosso alle prese con una complessa procedura di ristrutturazione del debito, bussa in Tribunale e si gioca la carta del concordato in bianco per fare uscire dalle secche quattro aziende in sofferenza della galassia industriale che ne conta trentadue. Il lavoro di analisi e limatura dei consulenti incaricati da settimane di studiare il delicato dossier ha dunque ristretto la necessità di una procedura di rientro a Enerray, Seci energia, Exergy e alla holding Seci, in quanto centro sevizi dell’intero gruppo.
Si tratta delle imprese che hanno in pancia la parte deteriorata dell’esposizione accumulata dal gruppo nei confronti delle banche, un debito arrivato a sfiorare il miliardo di euro. Nei prossimi passaggi si capirà la quota dello stock di debito che sarà oggetto della ristrutturazione. Oltre a Intesa, Unicredit, Imi, Banco Imi, nella lista dei creditori figurano anche Bper e Bnl. Il Tribunale ha preso in carico la richiesta e in base al contenuto delle singole istanze traccerà il percorso da seguire. Martedì sarà un giorno cruciale sotto questo profilo. Nell’udienza in camera di consiglio davanti alla quarta sezione civile, presieduta dal giudice Fabio Florini, si deciderà come procedere. Salvo sorprese, i giudici nomineranno un commissario che si relazionerà con il management e accorderanno 120 giorni di tempo (che saliranno a 150 per la sospensione delle attività per il periodo feriale) per consentire ai professionisti del gruppo, che in questa delicata partita si avvale della consulenza del prestigioso studio milanese BonelliErede, di presentare un articolato piano di rientro. Presto il Tribunale avrà dunque a disposizione i bilanci delle società per le quali è stato chiesto il concordato e la lista dei creditori.
Lo strumento scelto, il concordato in bianco appunto, presenta indubbi vantaggi, tra questi la continuità aziendale e la sospensione di eventuali istanze di fallimento che al momento non sono arrivate. Diciamo che, come filtra nei
Il gruppo sta valutando la possibilità di inserire Sapaba nel processo di ristrutturazione
corridoi del Tribunale, le garanzie non dovrebbero certo essere un problema per un colosso di queste proporzioni. La situazione è comunque in evoluzione, anche su altri fronti. Al netto di possibili nuove istanze di accesso al concordato — non è escluso che il gruppo decida di inserire anche Sapaba, in difficoltà per la complicata tenuta del settore costruzioni e il conseguente blocco dei cantieri —, la holding potrebbe decidere di cedere altre realtà con scarsa redditività.
Il piano di ristrutturazione complessivo della holding prevede la concentrazione dell’attività in alcuni settori tuttora strategici che garantiscono una forte redditività: dalla meccanica, dunque la Samp, all’ingegneria, le Officine Maccaferri, senza dimenticare il sigaro Toscano che ha rimandato la quotazione in Borsa e resta comunque un asset appetibile. Il colosso controlla in tutto un centinaio di società sparse per il mondo e per alcune di queste si potrebbe aprire la strada a cessioni che consentirebbero un nuovo rilancio complessivo. Probabile che il gruppo decida di rivedere la sua presenza nel settore agroalimentare con la possibile cessione delle attività nel comparto dello zucchero e del miele. La partita è lunga e per gestirla è stato nominato un nuovo ceo. Si tratta, come noto, di Lapo Vivarelli Colonna, già direttore generale della Samp, storica azienda del gruppo.