Il candidato leghista a letto con la sua pistola Video choc su Youtube
Il Viminale lo difende, il Pd insorge. E Fabbri lo scarica
La caduta è arrivata all’ultima curva, a un passo da quello che sarebbe un traguardo storico per il Carroccio. A sei giorni dal ballottaggio che potrebbe consentire alla Lega di eleggere Alan Fabbri sindaco della città estense, il primo di centrodestra dalla Liberazione, scoppia a Ferrara il caso di Stefano Solaroli, agente immobiliare di 42 anni ma da ieri semplicemente il «pistolero della Lega», come hanno preso a chiamarlo dopo che un vecchio video in cui si riprende con una Beretta 70 è stato ripescato e lanciato nella centrifuga del web da un suo oppositore politico.
Non è l’unico scivolone del candidato leghista al Consiglio comunale. Tempo fa era finito nella bufera per un post apparso in cui si definiva non semplicemente di destra ma fascista. «Falso, non l’ho mai scritto», si limita a dire ora che il video con la pistola ha acceso polemiche a non finire, spingendo Fabbri a prenderne le distanze. «Il video vecchissimo durava 8 minuti — dice Solaroli — ed è stato tagliato e cucito. Querelo chi lo ha diffuso. Contro di me la macchina del fango». Nel filmato, postato nel 2014 su Youtube per farlo diventare «contagioso», si vede lui a letto che armeggia con una pistola. «C’è lei con me», dice compiaciuto mentre coccola l’arma. Solaroli ha raggiunto l’obiettivo, con 5 anni di ritardo. In pochi minuti il video è diventato virale sollevando un polverone che rischia di stoppare la sua corsa, in caso di vittoria di Fabbri al ballottaggio.
«Come candidato sindaco e, prima ancora, come cittadino, non condivido il messaggio del filmato e disapprovo, in generale, qualsiasi forma di ostentazione relativa all’utilizzo delle armi, ma ritengo altrettanto importante non esacerbare i toni su una vicenda di vecchia data. Il Pd che cavalca l’onda mediatica cercando di diffondere la paura non fa il bene dei ferraresi — dice in una nota Fabbri —. Il video risale al 2014, è stato rimaneggiato e diffuso ad arte, a qualche giorno dal voto, da chi ritiene di trarre beneficio da un clima avvelenato». In queste ore si susseguono le riunioni con gli alleati per capire il da farsi, proprio mentre oggi in città arriverà il ministro Salvini. Non è escluso che in caso di vittoria, Solaroli sia costretto al passo indietro. Peraltro non è nuovo a scivoloni social. In un post a corredo di un video che dava conto della posizione di chef Rubio in polemica con Salvini, scrisse: «Ma che maglia ha?», alludendo alla tshirt del cuoco che raffigura il volto di Federico Aldrovandi, il 18enne ucciso dalla polizia a Ferrara durante un controllo.
Sul caso della pistola, il Pd è intervenuto compatto e indignato. Il primo ad affondare il colpo è stato il ferrarese Paolo Calvano, segretario regionale dem: «Fanno i moderati, fanno quelli che baciano il crocefisso, ma questo video racconta bene quello che sono». La vicesegretaria del Pd Paola De Micheli chiede a Salvini «di prendere le distanze». Da fonti del Viminale è arrivata una precisazione che ha gettato altra benzina sul fuoco. Da Roma si sono affrettati a chiarire che «proprio per quel filmato a fine luglio 2018 era scattato un divieto per Solaroli, che non ha precedenti penali, di possedere armi puramente cautelativo. Da tempo non ha più quell’arma e ha già indicato un privato a cui cedere l’unico piccolo revolver di cui era ancora in possesso». Dunque quel video passato inosservato ai più, non era sfuggito alla polizia. Ma il soccorso del Viminale fa scattare il deputato dem Emanuele Fiano che parla di «velina inaudita».