L’agroalimentare cresce troppo poco Coldiretti: «Il 2017? Anno di sofferenza»
Fatturato in crescita dello 0,5% e comparto in buona salute. Almeno stando ai numeri del Rapporto sul sistema agroalimentare di Regione e Unioncamere. Il valore della produzione registrato l’anno scorso è di 4,7 miliardi di euro (+0,4%), mentre l’export sale a 6,5 miliardi (+3,5%) e il settore zootecnico (quasi 2,4 miliardi di euro, +5,8%) supera per la prima volta in valore assoluto l’insieme delle produzioni vegetali (circa 2,3 miliardi, -4,7%). «Questa crescita però dev’essere paragonata a quella dell’anno precedente, che ha avuto prezzi bassi — frena Marco Allaria Olivieri, direttore regionale di Coldiretti —. Può colpire l’aumento che si registra, ma ricordiamoci che il confronto è con un 2017 di sofferenza: il Rapporto dà l’idea di uno stato buono di salute del comparto, in realtà stiamo recuperando la situazione precedente».
Nonostante il valore economico in positivo, l’agroalimentare dell’Emilia-Romagna (70mila occupati) registra una flessione generale della produzione dell’1,6%, mentre si consolida la crescita del comparto latte, con prezzi in aumento di circa il 10%, trascinati al rialzo dal buon andamento del Parmigiano Reggiano. Arretrano invece le produzioni vegetali di grano duro (-15% circa), barbabietola (-35%), mele (-22,4%), pere (-14,3%) e kiwi (-37,7%). In ripresa pesche (+35,7%) e nettarine (+25,4%). «Visti gli sbalzi termici e le alluvioni che hanno danneggiato i primi raccolti di pere, pesche e albicocche non sappiamo ancora se quella del 2019 sarà una stagione di sofferenza oppure no — continua il direttore di Coldiretti —. Il tema che però non emerge davvero da questi rapporti è che c’è un importante patrimonio di biodiversità che rappresenta il vero vantaggio competitivo rispetto al resto dell’Europa e del mondo». Eppure l’export vola. Nei Paesi Ue ci va ben l’81,3% dei prodotti regionali, soprattutto in Germania (18,4%). La prima provincia in termini di esportazioni è Parma, per un controvalore di 1,58 miliardi di euro. Quarta Bologna, con circa 600 milioni. «L’export va bene per prodotti Dop legati per forza al territorio, ma l’ortofrutta perde il 10% sui mercati», sottolinea Olivieri, invocando una legge sull’etichettatura anche per le materie prime. Emerge infine l’aumento del 13% di aziende biologiche e il momento positivo degli agriturismi, con quasi 155mila presenze nel 2018.