Crisi di governo, imprese in allarme
C’è chi non vorrebbe le elezioni («così si blocca tutto») e chi è spaventato dallo stallo politico Marchesini: «Lo sviluppo è uscito dall’agenda». Savorani: «L’importante è fare le opere»
Seguono basiti l’evolversi della situazione, e constatano ogni giorno che l’immobilismo del governo non solo ha affossato i timidi segnali di ripresa che si erano registrati in regione, ma mina anche il futuro. Imprenditori, categorie economiche e sindacati guardano a Roma con grande preoccupazione. «Ciò che spaventa gli imprenditori è che nessuno parla più dei pro- blemi dell’industria, dell’economia, dello sviluppo», assicura Maurizio Marchesini.
Crisi, futuro incerto. Gli imprenditori e gli artigiani emiliano-romagnoli seguono basiti le vicende politiche e lanciano un Sos a Roma: «Tornare al voto significa ripartire da zero su tutto». Allarmati anche i sindacati: «Pronti allo sciopero generale in autunno»
Seguono basiti l’evolversi della situazione, e constatano ogni giorno che l’immobilismo del governo non solo ha affossato i timidi segnali di ripresa che si erano registrati in regione, ma mina anche il futuro. Imprenditori, categorie economiche e sindacati guardano a Roma con grande preoccupazione. «Ciò che spaventa gli imprenditori, o almeno che spaventa me, è che nessuno parla più dei problemi dell’industria, dell’economia, dello sviluppo, mentre il Paese rallenta e il contesto internazionale richiederebbe una reazione forte». L’imprenditore Maurizio Marchesini non usa giri di parole, «a noi — scandisce — interessa che si facciano le cose».
Più volte da questi territori è suonata la sveglia. Più volte le parti sociali hanno elencato le cose da fare per far ripartire l’economia. «Tornare alle elezioni significa fermare tutto e ricominciare da zero, non so quanto sia positivo — azzarda il costruttore Giancarlo Raggi, presidente di Ance Emilia —. Gli appalti pubblici sono bloccati, l’immobiliare ha avuto qualche segnale positivo ma non si può parlare di ripresa. C’è bisogno dello sblocco delle grandi opere». «Siamo pragmatici, a noi preoccupa che vengano fatte le cose — aggiunge il faentino Giovanni Savorani che guida Confindustria Ceramica —. A partire dalle infrastrutture. È stata approvata e riapprovata la Sassuolo-Campogalliano che per noi è vitale ma è ancora tenuta ferma. Più che un governo o l’altro a noi interessa che vengano risolti i problemi per lavorare ed essere competitivi con l’estero». Savorani ieri era a Vila-real in Spagna in un’azienda di cerastria, mica «che ha condizioni di competitività molto ma molto maggiori delle nostre aziende». «Hanno due porti a meno di 50 chilometri con due vie da quattro corsie in uscita dal porto — spiega —, noi da Sassuolo dobbiamo andare a Campogalliano per entrare in autostrada, per non parlare dei container che devono andare a Livorno». E non sono solo le infrastrutture ferme al palo a preoccupare. «Noi che esportiamo quasi per 5 miliardi siamo fortemente contrari ai dazi — prosegue —, quando però arrivano i cinesi che usano le loro regole e ci fanno una concorrenza sleale ci aspettiamo che il ministro degli Esteri o quello all’Induo anche Bruxelles ci diano una mano». Dall’industria al commercio, la musica non cambia. «Occorre certezza, alle imprese serve chiarezza e conoscere la prospettiva di qui ad alcuni anni per fare i piani industriali e decidere gli investimenti — sottolinea Enrico Postacchini, presidente di Confcommercio EmiliaRomagna —, bisogna fare scelte chiare per rilanciare l’economia e i consumi che sono a zero. Tutto si ripercuote nella vita quotidiana, se le cose non vanno bene si cerca di risparmiare di più si consuma di meno. Dunque bisogna agire in un quadro noto di tassazione e scongiurare l’aumento dell’Iva che si abbatterebbe come una sciagura sulle imprese».
Preoccupati, e non da ieri, sono anche i sindacati. «Da mesi il governo è bloccato e non è stato fatto nulla di significativo per l’economia e il lavoro — dichiara Luigi Giove, segretario generale della Cgil Emilia-Romagna —, gli unici provvedimenti riguardano lo Sbloccacantieri che hanno allentato il contrasto alle infiltrazioni delle mafie nelle opere pubbliche. Come sindacati unitari abbiamo presentato le nostre richieste al governo, e ora vediamo cosa succede. Se non ci saranno novità andremo allo sciopero generale in autunno». «Sarà un autunno complicato — conclude Filippo Pieri che guida la Cisl regionale —. Questa situazione di incertezza c’è dalla nascita di questo governo anomalo la cui azione è stata ingessata dal contratto. Tra dazi, Brexit e guerre commerciali all’estero, la ripresa per il Paese senza una guida economica e sociale, sarà molto dura».
Marchesini
Spaventa che nessuno parli più dei problemi dell’industria
Giove
Il governo è bloccato ormai da mesi e nulla è stato fatto per il lavoro