Zingaretti all’attaco: «Un’altra maggioranza non c’è, pronti al voto»
I DEM ZIGARETTI ALLA FESTA DI BIBBIANO La solidarietà al partito nel mirino per l’inchiesta affidi. Regionali, rebus election day
«Un’altra maggioranza in Parlamento adesso non c’è. Se si va al voto, noi siamo pronti». Da Bibbiano, dove ha inaugurato la Festa dell’Unità dopo le difficili settimane dell’inchiesta sugli affidi, il segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti si dice pronto alla sfida elettorale di fronte alla crisi di governo. In caso di voto, l’ipotesi di un election day potrebbe costringere la Regione ad abbandonare l’idea delle urne a gennaio.
- «Un’altra maggioranza in Parlamento adesso non c’è». Tradotto: si torni alle urne. A dirlo è Nicola Zingaretti, segretario nazionale del Partito democratico per una volta d’accordo con il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini. Parole nette e dure che arrivano alla fine di una giornata convulsa, quella di ieri, in cui la crisi di governo è deflagrata. Zingaretti è arrivato quasi a sorpresa — la conferma della visita c’è stata solo nel primo pomeriggio — alla festa del Pd della Val d’Enza che ha aperto i battenti al Parco Manara di Bibbiano. Bibbiano, al centro dell’inchiesta sui presunti affidi illeciti, Bibbiano ferita, Bibbiano scelta dal leader dei dem come luogo da cui suonare la carica: «Se si va al voto, noi siamo pronti», ha detto ai volontari. Sul fatto che il governo gialloverde sia fallito, Zingaretti non ha dubbi: «Lo andiamo dicendo da settimane e i risultati sono stati catastrofici per gli italiani: meno lavoro, meno fatturato per le aziende, più cassintegrazione. L’Italia è totalmente isolata dal mondo, non ci si fila nessuno». Ma «il vero problema è la manovra finanziaria di ottobre: sanno che i conti non tornano, che hanno sfasciato tutto, e trovano una scusa per scappare. O si aumenta l’Iva, o si aumentano le tasse, o si tagliano i servizi. Ma questa responsabilità non se la vogliono prendere», scandisce il segretario dem.
Per il segretario, c’è «un’escalation di dichiarazioni cui nulla è seguito. Se vogliono far cadere il governo vadano dal Presidente della Repubblica e poi davanti alle Camere, vedano se c’è la fiducia. Questo modo di gestire la situazione è da buffoni».
La crisi del governo Conte, in Emilia e per il Pd, apre però anche un altro fronte: quello della data delle elezioni regionali. In caso di ritorno alle urne a livello nazionale in autunno, la pressione per un election day potrebbe essere difficile da ignorare, anche se l’intenzione del governatore Stefano Bonaccini — non è una novità — resterebbe quella di arrivare fino a gennaio per avere il tempo di licenziare la manovra economica regionale ed evitare all’Emilia-Romagna l’esercizio provvisorio. La Lega, forte del continuo crescere dei consensi, punterebbe invece a capitalizzare un voto unico.
Giornata convulsa per il governo, ma anche, l’ennesima, per Bibbiano. Da settimane gli amministratori della Val d’Enza chiedono alle istituzioni e ai rappresentanti dello Stato che sfilano (ieri era atteso Luigi Di Maio, ma per la crisi romana si è presentato solo il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede) o usano politicamente il caso degli affidi un aiuto per abbassare i toni. Ieri, per esempio, è stata recapitata in municipio un’altra lettera anonima di minacce infarcite di volgarità. Zingaretti ha usato toni decisi anche per difendere la comunità e il nome del Pd, il partito del sindaco Andrea Carletti ai domiciliari per abuso d’ufficio e falso ideologico. «Siamo a testa alta come la forza politica — ha rivendicato — che più di ogni altra è stata protagonista di una legislazione a favore della tutela dei bambini. Quella che si è scatenata è una battaglia politica indecente. È una vergogna che si lucrino voti e consensi su una vicenda umana del genere».
Vadano dal Presidente della Repubblica e poi alle Camere, vedano se c’è la fiducia. Questo modo di gestire la situazione è da buffoni