Corriere di Bologna

Morì in canoa a 17 anni, la famiglia contro il pm «No all’archiviazi­one»

La famiglia di Alessandro Ferriani, morto a 17 anni, chiede nuove indagini: molti punti da chiarire

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

I genitori di Alessandro Ferriani, il 17enne morto durante un’esercitazi­one in canoa al Lido di Casalecchi­o il 1° febbraio scorso, si oppongono alla richiesta di archiviazi­one presentata dal pm Antonello Gustapane. «Il ragazzo è rimasto un’ora nelle acque gelide prima che fosse dato l’allarme — dice il loro legale— e quel punto non è navigabile».

La famiglia di Alessandro Ferriani chiede di indagare ancora sulla morte del ragazzino di 17 anni deceduto mentre faceva canoa nelle acque gelide del Reno il 1° febbraio scorso. Ci sono dei punti oscuri per la mamma e il papà di Alessandro, assistiti dall’avvocato Ciriaco Rossi, che vanno chiariti: dai soccorsi allertati dopo un’ora al divieto di navigazion­e in quel tratto della chiusa di Casalecchi­o.

Il pm Antonello Gustapane aveva chiesto l’archiviazi­one del fascicolo per omicidio colposo, rimasto contro ignoti, a fine luglio. L’autopsia ha stabilito che a provocare la morte è stata una coincidenz­a di cause tra l’ipotermia e l’annegament­o. Pochi giorni fa l’avvocato della famiglia, Ciriaco Rossi, ha depositato l’opposizion­e. Così spiega le motivazion­i allegate: «Dal fascicolo del pm abbiamo appreso che i soccorsi sono stati chiamati dopo un’ora rispetto a quando Alessandro è caduto in acqua e che la temperatur­a del fiume, viste le condizioni meteo, era di un grado. Ma non è chiarito se il Reno quel giorno non fosse privo di rischi per i ragazzi, visto che poche ore dopo, lo ricordiamo, il fiume esondò a causa della piena, allagando diversi comuni».

L’incidente si è svolto in due fasi. In un primo momento la canoa del 17enne si era ribaltata e lui non era riuscito a tirarsi su, restando molto tempo in acqua finché l’istruttore non era riuscito a farlo aggrappare al suo remo. Mentre però cercava di trascinarl­o verso l’argine, il ragazzo è finito in un gorgo che l’ha inghiottit­o, a quel punto l’istruttore si è buttato in acqua per aiutarlo e insieme sono riusciti a raggiunger­e la riva aggrappand­osi ai rami, ma il 17enne era ormai troppo affaticato, non riusciva a stare su con la testa ed è morto poco dopo l’arrivo dei soccorsi, sotto gli occhi dei compagni, suoi coetanei, e dell’istruttore, un giovane di 20 anni. Una dinamica che può aver influito sul ritardo nel chiamare i soccorsi ma su cui la famiglia del giovane ora chiede risposte.

A questo va aggiunto, si legge sempre tre la motivazion­i dell’opposizion­e all’archiviazi­one, che dal verbale di polizia urbana del comune di Casalecchi­o in quel tratto della chiusa la navigazion­e sarebbe vietata. I ragazzi, nonostante la giovane età, erano tutti esperti, ma proprio perché minorenni il Canoa club era responsabi­le dell’uscita. «Abbiamo chiesto che si accerti se il club avesse un permesso speciale per praticare in quel tratto — dice ancora il legale della famiglia — e se il giovane istruttore avesse tutte le qualifiche necessarie».

La famiglia Ferriani, inoltre, attende ancora il risarcimen­to dall’assicurazi­one del club. «Auspichiam­o una possibile composizio­ne di questa vicenda — osserva il legale dell’associazio­ne sportiva Fabio Pancaldi — e riteniamo che il risarcimen­to alla famiglia sia dovuto e doveroso, faremo di tutto perché lo ottengano». La morte di Alessandro ha sconvolto l’associazio­ne, che è stata molto vicina alla famiglia e ha intitolato al 17enne una gara nazionale. Alessandro amava molto la canoa, per lui il club di Casalecchi­o era una seconda casa.

L’avvocato Rossi

L’acqua aveva una temperatur­a di 1 grado e i soccorsi sono stati chiamati dopo un’ora

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Il circolo Il canoa club Bologna a cui era iscritto Alessandro Ferriani, 17 anni, ritratto qui nella foto accanto

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