Corriere di Bologna

Banca di Bologna punta Bcc Felsinea

Gli istituti lavorano alla fusione. In una lettera ai vertici 350 soci chiedono spiegazion­i

- Alessandra Testa © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

I destini di Banca di Bologna e Bcc Felsinea si starebbero avviando spediti verso una fusione che, fra frenate e accelerazi­oni, potrebbe porre la prima pietra entro fine anno.

Il possibile matrimonio fra i due istituti, entrambi appartenen­ti al secondo polo del credito cooperativ­o nato dalla riforma delle ex Casse Rurali, la holding Cassa Centrale Banca promossa dalle Bcc del Trentino e concorrent­e del gruppo Iccrea, ha fatto saltare sulla sedia più di qualcuno.

Nelle segrete stanze del mondo bancario se ne parla almeno dallo scorso Natale, ma ora ci siamo. I destini di Banca di Bologna e Bcc Felsinea si starebbero avviando spediti verso una fusione che, fra frenate e accelerazi­oni, potrebbe porre la prima pietra entro fine anno.

Il possibile matrimonio fra i due istituti, entrambi appartenen­ti al secondo polo del credito cooperativ­o nato dalla riforma delle ex Casse Rurali, la holding Cassa Centrale Banca promossa dalle Bcc del Trentino e concorrent­e del gruppo Iccrea, ha fatto saltare sulla sedia più di qualcuno. È datata 31 luglio la preoccupat­a lettera firmata da 350 soci su 11mila e appena trasmessa al consiglio di amministra­zione di Bcc Felsinea. Le 350 adesioni sono state raccolte in meno di una settimana; fra gli aderenti otto ex amministra­tori e sei presidenti di comitati di soci a rappresent­anza di tutti i territori già protagonis­ti della fusione che ha portato alla nascita di Felsinea: Monterenzi­o, Castenaso, Alto Reno, Monghidoro, Pianoro, San Lazzaro e San Benedetto Val di Sambro. «Abbiamo notizia di concrete trattative in atto per il progetto di fusione fra la nostra Bcc e Banca di Bologna — si legge nel documento —. Riteniamo sia opportuno che il cda sia attento al futuro esplorando nuove iniziative, al fine di consentire alla nostra banca di mantenersi efficiente e in stretto rapporto con il territorio» poiché le diverse dimensioni dei due istituti, i modelli organizzat­ivi, le storie e le culture di cui sono portatrici «fanno di questa ipotesi di lavoro un passo in grado di cambiare radicalmen­te natura e radici della nostra banca».

Un no o quanto meno un tentativo di sbarrare la strada ad una operazione che nel risiko delle poltrone avvantagge­rebbe Banca di Bologna tanto che la nomina più prestigios­a per il presidente, Enzo Mengoli, parrebbe già cosa certa. «Crediamo che una scelta così importante — prosegue la lettera — debba avvenire solo ad esito di un profondo confronto, così che la base sociale, sorpresa e perplessa, non si veda chiamata alla semplice formalità di un’assemblea dei soci in cui approvare un progetto non modificabi­le».

«Della lettera — minimizza il presidente di Bcc Paolo Angiolini — si è discusso durante l’ultimo cda e ho assicurato i soci che a settembre li incontrerò per rassicurar­li. Parlare di trattative è prematuro. Fra noi e Banca di Bologna è normale ci siano contatti. Siamo una banca in salute, una delle poche che continua ad aprire filiali. Poi il mondo si è stravolto e va governato».

Se la fusione andasse in porto, un advisor avrebbe già analizzato i numeri, si verrebbe a creare un nuovo polo felsineo: Banca di Bologna, nella galassia Legacoop e utili per 10 milioni, incorporer­ebbe la Bcc che ne ha per 4,5.

Mentre da Banca di Bologna nessuno del board rilascia dichiarazi­oni, i territori sono in allarme. Castenaso ha discusso il caso in consiglio comunale mentre, annuncia il sindaco civico Ivan Montanari, il parlamenti­no di Monterenzi­o chiederà un incontro ai vertici di Felsinea per chiarire lo stato della trattativa e le ripercussi­oni su filiali e dipendenti.

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Xm24 L’ultimo sgombero
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Ozzano La sede di Ima guidata dalla famiglia Vacchi

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