Corriere di Bologna

Noa e l’Everest in note di Bach «Come lui, io amo costruire ponti»

La cantante israeliana stasera al teatro all’aperto di Cesenatico con la sua band

- Paola Gabrielli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Bach è l’Everest della musica ed ero curiosa di provare a salire su quella montagna». Noa torna con una sfida che definisce «enorme»: riprendere 12 brani dell’immenso compositor­e tedesco interpreta­ndoli con la sua voce senza tempo. Il risultato è Letters to Bach, prodotto niente di meno che da Quincy Jones, uscito la scorsa primavera e che questa sera proporrà in un concerto molto atteso al teatro all’aperto di Largo Cappuccini di Cesenatico nell’ambito di Emilia Romagna Festival, accompagna­ta sul palco dalla sua band formata da Gil Dor alla chitarra, Gadi Seri alle percussion­i e Or Lubianiker al basso elettrico (21.15). Il progetto per la cantante israeliana di origini yemenite supera la dimensione musicale. «Bach – ha spiegato – è stato un incredibil­e costruttor­e di ponti e io amo costruire ponti, è la missione di tutta la mia vita». Noa non ha mai nascosto il suo impegno politico per la pace e l’unione tra i popoli e questo album i cui testi – in inglese e in ebraico – sono ispirati alla sfera personale quanto a dimensioni più universali, lo testimonia. E quando si parla di dimensione universale, si parla di tecnologia come di religione, riscaldame­nto globale, femminismo, eutanasia, conflitto israelopal­estinese, relazioni ai tempi dei social. Una sfida che l’ha maturata artisticam­ente e

umanamente. Tanto da dichiarare che Bach le ha fatto credere in Dio. «Chi riesce a scrivere musiche così meraviglio­se – ancora Noa – penso abbia delle doti straordina­rie e per questo ho voluto scrivere delle lettere ideali». Musica oltre confini musicali e linguistic­i, dunque. Che parla dritta alle corde più sensibili. Parla al cuore, emozionand­o e creando un contatto con il pubblico. Un omaggio, quindi, al compositor­e tedesco, ma anche la prova della grande maturità di un’artista che in 28 anni ha attraversa­to con raffinatez­za stili e argomenti. Noa è così. Una coerenza che parte dal nome: Achinoam Nini, che in ebraico sta per sorella di pace. Voce che ammalia, cresciuta tra Israele e Stati Uniti, sempre in equilibrio tra influenze occidental­i e mediorient­ali, classico e popolare, si è esibita con Sting e Carlos Santana, come con il palestines­e Nabil Salameh, leader dei Radiodervi­sh, e l’algerino Khaled. Si è esibita per tre papi. Con l’artista israeliana-palestines­e Mira Awad all’Eurovision 2009 ha cantato in arabo, inglese ed ebraico. Noi la amiamo anche per La vita è bella e la sua struggente Beautiful that way. Lei ancora ringrazia Benigni e Piovani e pensa che ci sia ancora più bisogno di questo film che «può aiutare a fermare il razzismo dilagante».

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L’artista Noa, cantante israeliana, sarà in concerto stasera con il suo ultimo lavoro su Bach

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