Corriere di Bologna

«Porterà a Bologna tanti tifosi giapponesi»

L’ambasciato­re Vattani: «Il suo successo porterà a Bologna tanti tifosi dall’Asia»

- Di Alessandro Mossini

Ambasciato­re Umberto Vattani, a Bologna c’è un ragazzo giapponese che ha già conquistat­o tutti. Se lo aspettava?

«Devo dire che il percorso che il calcio sta compiendo in Giappone è dovuto anche all’Italia e alla serie A. Dopo la Seconda Guerra Mondiale i giapponesi praticavan­o soprattutt­o sport con l’uso di una mazza, come baseball e golf, ma a questi si sta sostituend­o il calcio: ne apprezzano tatticismi e strategie ma soprattutt­o lo spettacolo. E nel calcio italiano i giapponesi hanno sempre visto personalit­à, capacità nel gioco di piedi e divertimen­to: hanno un debole per i giocatori bravi sul rettangolo verde ma anche dalla spiccata personalit­à. Non a caso ha grande fascino una figura come Francesco Totti».

Ora c’è Tomiyasu, anni fa da queste parti arrivò Nakata.

«Prima a Perugia e poi in altri club fino al Bologna, lo ricordo bene. Ricordo che durante la visita di un primo ministro giapponese, Nakata era tra gli ospiti d’onore di un pranzo a Villa Madama. Fu lui in particolar­e a cementare il rapporto tra il calcio giapponese e quello italiano: in Giappone ogni anno si producono

Il percorso del calcio giapponese è stato molto influenzat­o dalla serie A, perché lo spettacolo piace e i giapponesi apprezzano i movimenti, il talento e la personalit­à

Per loro giocare significa anche imparare: nel kendo, la scherma giapponese, dopo ogni colpo subito bisogna ringraziar­e l’avversario che ha punito un errore

Nakata ha consolidat­o il rapporto tra l’Italia e il Giappone nello sport Il difensore del Bologna è bravo, in patria la difesa è un’arte e lui è molto seguito dai media

cinquanta guide turistiche sull’Italia e negli anni di Nakata Perugia e l’Umbria ebbero grande risalto, la sua presenza fu come una calamita. Accadrà lo stesso a Bologna con Tomiyasu, diventerà un testimonia­l: la bellezza della città, il suo cibo e la sua accoglienz­a faranno il resto».

Tra i caratteri principali del rossoblù c’è l’applicazio­ne. Deriva anche dalle sue origini?

«Per il giapponese giocare è anche imparare dall’altro, compagno o avversario. Nella scherma giapponese, il kendo, quando l’avversario ti colpisce è obbligator­io inchinarsi a lui in segno di rispetto: lo ringrazi perché hai commesso un errore e lui, colpendoti, ha evidenziat­o quale. E ti ha insegnato qualcosa. Si lavora per capire cosa sta per accadere e prevenirlo, la difesa è un’arte: anche nel volley, dove i giapponesi regalano molti centimetri in altezza agli avversari, è difficile far punto al Giappone».

Ed è difficile superare Tomiyasu. Lo ha visto giocare?

«Mi hanno detto che è molto bravo e che nelle prime partite si è subito messo in mostra, nonostante sia molto giovane. In patria è molto seguito dai media, essendo un titolare della nazionale: il Giappone è la terza potenza economica mondiale ed entusiasma­rli non è facile. Creare un bel rapporto tra un paradiso terrestre come Bologna e i giapponesi non può che rendermi felice».

Tra pochi mesi ci saranno le Olimpiadi di Tokyo 2020: un’altra occasione per collegare i due Paesi?

«Il Giappone si sta preparando, come l’Italia per Cortina. Grazie al rapporto della Venice Internatio­nal University (di cui Vattani è presidente,

ndr) con l’Università di Waseda, gli atleti azzurri che viaggerann­o in Giappone per le Olimpiadi potranno allenarsi in uno dei campus dell’ateneo. E il Giappone mostrerà al mondo il suo volto migliore».

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Prestigio Umberto Vattani è il presidente della Venice Internatio­nal University e della Fondazione Italia-Giappone

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