Maltrattata da anni, denuncia il marito: ora si trova al sicuro
Veniva maltrattata da anni. I centri specializzati alle donne: rivolgetevi subito a noi
La forza di denunciare tutto ai carabinieri l’ha trovata sabato scorso, dopo l’ennesimo violento litigio in casa, a Casalecchio. Dopo anni di maltrattamenti da parte del marito, un 55enne pluripregiudicato di origine tunisina, una bolognese di 34 anni è finalmente riuscita a uscire da un incubo, raccontando la sua storia di violenze, non soltanto fisiche, taciute per fin troppo tempo. E ora si trova in una struttura protetta.
” Romanin Non c’è alcun sistema di protezione per le vittime, a meno che l’aggressore non venga colto in flagranza
La forza di denunciare tutto ai carabinieri l’ha trovata sabato scorso, dopo l’ennesimo violento litigio in casa, a Casalecchio.
Dopo anni di maltrattamenti da parte del marito, un cinquantenne pluripregiudicato di origine tunisina, una bolognese di 34 anni è finalmente riuscita a uscire da un incubo, raccontando la sua storia di violenze, non soltanto fisiche, taciute fino ad allora. I militari della stazione di Casalecchio hanno quindi fatto partire le indagini, mentre la donna è stata accolta in una struttura in grado di darle sicurezza. Dopo la denuncia, infatti, ha chiesto di essere indirizzata a un centro antiviolenza. E non si tratta di un elemento scontato. Non tutte riescono a chiedere aiuto in questo modo, ma lei ci è riuscita. Così adesso al suo fianco c’è il personale del Pris, il pronto intervento sociale di Bologna e di tutta l’area metropolitana. Fondamentale è stato proprio aver sporto denuncia ed è questo l’unico aspetto incoraggiante della vicenda. Un messaggio per tutte le vittime che ancora non riescono a fare la stessa cosa.
«Denunciare è importante, ma non basta» avverte però Angela Romanin, presidente del Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna. «Non c’è alcun sistema di protezione per le vittime, a meno che l’aggressore non venga colto in flagranza,
I numeri in regione Nel 2018, sono state 4.215 le donne che hanno chiesto aiuto ai centri specializzati
ma poi dopo tre giorni è di nuovo libero». Nonostante la recente approvazione della legge sul «Codice rosso» per la tutela delle vittime di violenza, ciò che ancora è necessario è «un buon sistema di protezione, che non è garantito con la denuncia in sé», continua Romanin. «Lo dimostra anche il caso di Castello d’Argile: lei aveva denunciato ma alla fine non è servito. La prima cosa utile da fare rimane comunque rivolgersi ai centri antiviolenza —continua—, in modo da valutare insieme il rischio, preparare un piano di protezione specifico e poi attivare tutti i soggetti coinvolti: forze dell’ordine, avvocati, magistrati, assistenti sociali. L’importante è che ci sia più coordinamento».
Ma serve è anche una netta inversione di rotta. Gli ultimi fatti di cronaca, purtroppo, confermano come la violenza sulle donne continui a essere un fenomeno criminale difficile da sconfiggere. E lo dicono anche i numeri: nel 2018, ai 14 centri che compongono il coordinamento guidato da Romanin, si sono rivolte complessivamente 4.215 donne, con 3.014 vittime che per la prima volta hanno chiesto una mano. Rispetto all’anno precedente sono aumentate del 5%. A subire violenze fisiche sono state 1.909 donne; 2.709 quelle che hanno subito violenze psicologiche, mentre le vittime di violenza sessuale sono state 406. Pari al 36,5% (1.100) le donne che invece hanno chiesto aiuto per violenze economiche. «I dati del 2019 non ci sono ancora, ma non credo si discosteranno di molto» conclude Angela Romanin. Pessima notizia.