Blitz della Borgonzoni, è bufera
Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia: «Se si vota subito noi siamo pronti, il governatore decida» In Senato con la maglietta su Bibbiano, Pd e M5S l’attaccano. E Richetti lascia i Dem
Un intervento muscolare, da comizio elettorale. Lucia Borgonzoni in Senato emula il leader del Carroccio Matteo Salvini e, togliendosi la giacca, mostra anche lei una maglietta. La frase impressa è: «Parliamo di Bibbiano». Un attacco frontale al Pd e in aula si scatena il caos: la presidente dell’aula Elisabetta Casellati è costretta a sospendere la seduta, i compagni della Lega le danno manforte e Pd e Cinque Stelle insorgono.
Sulla partita del voto in regione, che si giocherà anche sull’uso del «caso Bibbiano», Lega e FdI accettano la sfida del voto subito, a novembre, Forza Italia attacca Bonacicni. Intanto il dem Matteo Richetti lascia il Pd.
Un intervento muscolare, da comizio elettorale. Proprio mentre ieri l’emiciclo sta discutendo la fiducia al governo Conte bis. Lucia Borgonzoni, bolognese, ex sottosegretario alla Cultura e candidata leghista alla Regione, in Senato emula il leader del Carroccio Matteo Salvini e, togliendosi la giacca, mostra anche lei una maglietta. Nessun richiamo alle forze dell’ordine, ma alla giustizia sì e soprattutto alle imminenti elezioni regionali in Emilia-Romagna.
«Parliamo di Bibbiano», la scritta nero su bianco sulla tshirt sfoggiata a sorpresa dalla parlamentare bolognese. Con la «P» e la «D» rigorosamente in rosso per alludere a sigla e colori del Partito democratico. Manca solo Joe Cocker in sottofondo, quando Borgonzoni quasi accenna uno spogliarello.
È bufera. Con la presidente del Senato Elisabetta Casellati costretta a sospendere la seduta. Perché, mentre i compagni di partito le danno manforte con standing ovation e cori da stadio, Pd e Cinque Stelle rispondono con pari indignazione. «Presto ci saranno le elezioni regionali, a partire dall’Emilia Romagna e vi dovrete confrontare con il voto degli italiani che vi hanno bocciato in tutte le elezioni degli ultimi anni — è la provocazione della leghista —. Perché se non fate giochini di palazzo, voi non vincete». E rivolta ai banchi dei Democratici, l’affondo: «Non riuscirete a nascondere quello che è successo a Bibbiano, e questo ve lo giuriamo. Non si può scappare per sempre. Quando ridarete la parola ai cittadini verrete spazzati via».
Apriti cielo. La prima a replicare è la senatrice del Pd, Roberta Pinotti: «L’aula del Senato non dovrebbe essere il posto in cui fare comizi elettorali». L’indignazione corre veloce, velocissima, complici anche i social. E il tono è uguale e contrario, soprattutto da queste parti dove il voto se davvero sarà a novembre è vicinissimo. Ci pensa il segretario regionale dem, Paolo Calvano, che sulla sua pagina Facebook nel primo pomeriggio mostra il cartello, con tanto di gioco di parole: «Diteci cosa vi lega alla Russia», con il chiaro riferimento al caso sui presunti finanziamenti al partito di Salvini, scoppiato dopo un incontro andato in scena all’hotel Metropol di Mosca.
A scandalizzarsi, però, non sono solo i Dem, direttamente tirati in ballo. Anche gli ex alleati della Lega, quelli del M5S (che pure non avevano lesinato attacchi della stessa risma fino alla crisi del Conte 1) gridano all’ipocrisia della coppia Borgonzoni-Salvini parlando di «slealtà» e «tradimento».
«È la Lega che ha rischiato di fermare un lavoro serio su questo tema facendo cadere il governo Conte», accusano tutti uniti i parlamentari del M5S votati in Emilia-Romagna Maria Edera Spadoni, Stefania Ascari, Davide Zanichelli, Gabriele Lanzi, Maria Laura Mantovani, Michela Montevecchi, Alessandra Carbonaro, Marco Croatti e Carlo De Girolamo. Il M5S fa riferimento al fatto che «la caduta del governo», provocata da Salvini e non da altri, «avrebbe mandato in fumo sia il lavoro della commissione parlamentare d’inchiesta sullo scandalo affidi sia il lavoro della squadra protezione bambini avviato dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede».
Nessuno scandalo, invece, per la new entry di Fratelli d’Italia, il deputato bolognese Galeazzo Bignami: «Un gesto normale (quello della Borgonzoni, ndr), mi sorprende piuttosto — ironizza l’ex forzista — che nessuno dia spiegazioni. D’altronde la commissione d’inchiesta è presieduta dal Pd e il vice presidente è Cinque stelle, se non è regime questo».