IL SOGNO DI FINE ESTATE
Per pensare che Bologna e Firenze possano portare a casa veramente le Olimpiadi del 2032 serve una buona dose di ottimismo ma nella sfida lanciata dal sindaco Dario Nardella e raccolta subito da Virginio Merola e dai governatori di Emilia e Toscana c’è qualcosa di buono che potrebbe restare anche se il sogno non fosse raggiunto: l’idea che due città strategiche del Paese, separate da mezz’ora in treno, qualche fermata di metropolitana se fossimo in una capitale europea, possano tornare a parlarsi e a fare cose insieme. Fino al sogno dell’Olimpiade.
Certo, chi ha seguito da vicino le cronache delle due città sa bene che la collaborazione è più facile ad annunciarsi che a farsi sul serio. Nell’estate del 2005, quattordici anni fa, gli allora sindaci di Bologna, Sergio Cofferati e di Firenze Lorenzo Domenici, firmarono un’alleanza strategica. Si doveva collaborare sulla cultura, sull’ambiente, sul sistema commerciale, produttivo e turistico fino alle infrastrutture. Si pensò di celebrare l’evento con una cerimonia in grande stile: i due sindaci e le rispettive delegazioni si incontrarono a metà strada, a Vernio in provincia di Prato, a bordo di un treno speciale messo a disposizione da Trenitalia. Dopo quella firma non si combinò niente di niente tanto che quando i cronisti, alcuni anni dopo, chiesero ad un assessore della giunta Cofferati cosa era rimasto di quella collaborazione lui se la cavò con una battuta e disse che «almeno gli assessori delle due giunte erano diventati amici su Facebook».
Ci riprovarono alcuni anni dopo i sindaci Matteo Renzi e Flavio Delbono quando le due città decisero di organizzare un Capodanno congiunto: correva l’anno 2009 e l’assessore alla Cultura del Comune di Bologna era Nicoletta Mantovani, la vedova Pavarotti. L’esperimento funzionò ma dopo di allora non si fece niente: poi Renzi prese la strada della politica nazionale e per il sindaco Delbono le cose andarono come andarono. Tutto finito? Per niente. Il 6 novembre 2017 a Firenze il sindaco Merola e il sindaco Nardella firmarono un altro accordo di collaborazione che questa volta riguardava principalmente le due città metropolitane e anche in questo caso non si ha notizia di clamorosi sviluppi. Tra i tanti trattini che si è cercato di mettere tra la l’Emilia e la Toscana c’è anche il progetto di una funivia che colleghi gli impianti sciistici della Doganaccia a quelli emiliani del Corno alle Scale e in questo caso siamo in una fase più avanzata ma tutt’altro che facile da portare a termine. Quanto alle Olimpiadi a Bologna è ancora fresco il ricordo delle Universiadi. Estate 2010, il Pd deve trovare il candidato sindaco e c’è un certo Lorenzo Sassoli de Bianchi, patron della Valsoia, imprenditore illuminato e molte altre cose che ci pensa davvero. E propone, tra le altre cose, di organizzare le Universiadi: se ne parla per mesi e per anni anche quando ormai la sua candidatura è tramontata impallinata dai veti incrociati. Campagne di stampa, interviste, focus, approfondimenti, dossier. L’idea è semplice ma funziona: le
Universiadi hanno un impatto che è alla portata di Bologna che, non è un dettaglio, ospita pur sempre l’Ateneo più antico d’Europa. Gli investimenti sarebbero contenuti e il ritorno di immagine assicurato. Ma non è un periodo fertile per le buone idee. C’è la crisi, i bilanci sono sempre più difficili da fare e alla fine si archivia tutto. Quest’anno le Universiadi le ha ospitate Napoli. Naturalmente viene da chiedersi: se costavano troppo le Universiadi come si fa con le Olimpiadi? Si vedrà, ma intanto il sogno olimpico ha riacceso il dialogo tra Bologna e Firenze, due città che insieme possono dare e dire tanto al Paese, per Pil, investimenti, turismo e per la loro centralità geografica. Ieri il governatore Stefano Bonaccini ha detto giustamente che «per l’Emilia-Romagna nessun traguardo è impossibile» e ha sicuramente ragione. La sfida, o se si preferisce il sogno di fine estate, è di quelle da far tremare i polsi e sopratutto è di quelle che richiedono una grande generosità perché visto che al 2032 mancano tredici anni è un lavoro che la classe dirigente della città dovrà fare per la prossima generazione. Ma è un’inizio e come tutti gli inizi è sfidante e promettente. Lo era stato anche il piano strategico per la città metropolitana con gli enti locali e tutte le migliori energie civiche e private della città insieme per attrarre investimenti e opportunità. A proposito: che fine ha fatto?
Patti e parole Da Cofferati e Dominici, da Renzi (sindaco) e Delbono, l’asse Bologna-Firenze è un’idea che si perde negli anni