Strage, è morto Stefano Delle Chiaie
Era stato processato, e poi assolto, per concorso nella carneficina del 2 Agosto
Con lui se ne vanno molte risposte alle domande sulle peggiori stragi di questo Paese che da decenni pongono, il più delle volte invano, magistrati, giornalisti e i politici più impegnati. Se ne va, in sintesi, un pezzo di verità sulla storia più cupa dell’Italia del dopoguerra. Una storia fatta di bombe, attentati, servizi deviati, massoneria.
Stefano Delle Chiaie, nato a Caserta 82 anni fa, era passato attraverso tutto questo. Intriso di una «cultura» dichiaratamente e orgogliosamente neofascista, antidemocratica, eversiva. Era, Delle Chiaie, l’ideologo dell’ultra-destra extraparlamentare. Il padre «nobile» per tante generazioni nere che ancora oggi lo venerano come si fa con i maestri e che ieri, sul blog di Avanguardia nazionale, l’hanno salutato ricordandolo come «il comandante». Appellativo certamente più alto di quel popolano «caccola», soprannome che si portava dietro da sempre e con il quale fino a ieri lo chiamavano affettuosamente personaggi e criminali della destra romana del calibro di Massimo Carminati. Non c’è inchiesta sull’eversione nera in cui non compaia il suo nome. Fra queste l’inchiesta sulla strage alla stazione di Bologna, la peggior carneficina dello stragismo nostrano. Eppure, dopo una lunga latitanza all’estero — protetto da Paesi amici, prima la Spagna di Franco poi il Sudamerica dei colonnelli —, l’estradizione e il carcere, è stato assolto nei processi e prosciolto nelle inchieste. Per la bomba del 2 agosto 1980, in particolare, Delle Chiaie accusato per concorso in strage e assolto con la vecchia «insufficienza di prove». «Resta un personaggio delicato e pericoloso, che in vita avrebbe potuto dare tante spiegazioni», ha detto ieri Paolo Bolognesi.
” Bolognesi Per me rimane un personaggio delicato e pericoloso, che in vita avrebbe potuto dare tante spiegazioni