Stelle, suoni e desideri Festival delle Resilienze
Il Collettivo Antonello Ghezzi punta su artisti a km0
Per riflettere sulla sostenibilità e sui cambiamenti climatici attraverso l’arte, il terzo «Resilienze Festival» ha puntato su artisti a chilometro zero. Il Collettivo Antonello Ghezzi, formato da Nadia Antonello e Paolo Ghezzi, ha la sua base nella Palazzina Liberty dei Giardini Margherita, giusto a pochi passi dalle Serre dei Giardini, da oggi a domenica sede del festival. Due i progetti che presenteranno, in attesa di un loro nuovo lavoro che sarà in Val Samoggia. Il primo, Shooting Stars, è un’installazione sonora che, grazie a un collegamento in diretta streaming costante con il Radiotelescopio di Medicina, permetterà di ascoltare il suono sibilante delle stelle cadenti.
«Così - commenta Nadia Antonello - si potrà esprimere un desiderio senza dover aspettare San Lorenzo. Per noi è un altro modo per dire che è sempre tempo di desiderare che le cose vadano meglio». Domani sera, dalle 23,30, nello spazio della Serra Sonora, il suono stellare dialogherà con i suoni computerizzati del compositore sperimentale Valerio Maiolo. Il secondo progetto, T’Oracolo, nella Gabbia del Leone, è un’opera partecipativa incentrata sul tema della relazione. «Lo spettatore - spiega il duo - troverà un foglietto di carta su cui potrà scrivere domande da rivolgere all’oracolo, che però, a differenza dell’antica Grecia, non ci sarà. Saranno invece le altre persone a dare le risposte. E’ un lavoro itinerante, che abbiamo già proposto in tante città, in Olanda, in Spagna, a Beirut, ma è la prima volta a Bologna. Anche se ne esiste una versione permanente a Pianoro, presso Marchesini Group, che ce lo aveva commissionato».
Oltre ad Antonello Ghezzi ci saranno
anche due artisti immersivi che hanno base a Londra, Simon Wilkinson e Myra Appannah, che si muovono tra virtualità e realtà. L’iniziativa organizzata da Kilowatt, con il sostegno di una nutrita rete di partner, da Alce Nero a Hera, conferma la suddivisione in 4 format, percezioni, sguardi, narrazioni e sperimentazioni. A ruotare attorno a un termine oggi in auge come «resilienza» mutuato dalla tecnologia metallurgica, «la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, la capacità di un organismo vivente di autoripararsi dopo un danno». Un progetto crossmediale quest’anno incentrato sul tema «Radicati e radicali», che vedrà anche la partecipazione di vari comitati di cittadini, da quello dei Prati di Caprara alla Banda del Comitato. Un gruppo che proporrà suoni folk e manouche sabato sera alle 21,30, guidato dalla fisarmonica suonata dalla regista Alice Rohrwacher e nato per protestare contro la monocoltura intensiva del nocciolo in alcuni territori dell’Umbria. Nel programma anche musicisti radicali come lo sperimentatore vocale John De Leo e l’ex Cccp e Csi Massimo Zamboni con il suo progetto Anime galleggianti, stasera alle 21,30. Il direttore Jonathan Ferramola ha confermato la formula dei talk, aperto allo spettacolo teatrale Gap di Atelier Sì, oggi alle 19,30, e diminuito il numero di film, due tra cui Watermark di Edward Burtynsky e Jennifer Baichwal, autori di Anthropocene. Sul grande schermo arriveranno in compenso gli «Scatti radicali» di fotografi come Fausto Podavini, due volte vincitore del «World Press Photo». Programma su www.resilienzefestival.it.