Marattin: Noi la terza via, leali a Bonaccini
Luigi Marattin: «Capiamo gli indecisi, non è una scelta indolore»
Sarà stato il caso, come sottolinea il deputato ferrarese Luigi Marattin, a far sì che il primo appuntamento post scissione dei colonnelli renziani si svolgesse in Emilia-Romagna. Ma a volte viene voglia di dar ragione a Voltaire quando diceva che «il caso non esiste». Soprattutto leggendo il titolo dell’evento in programma il 23: «Un nuovo inizio, anche a Ferrara».
Onorevole Marattin, Italia Viva muove i primi passi in Emilia-Romagna?
«Formalmente si tratta di un’iniziativa dei Comitati Azione Civile, pianificata prima dell’estate. Ma dal punto di vista politico ora la si può considerare come la prima del nuovo movimento».
La location è simbolica: Ferrara, ex feudo rosso, oggi terra di conquista leghista.
«Quello che è accaduto a Ferrara è stato il tipico caso di occasione persa. Il Pd, di fronte a una forte domanda di innovazione che veniva dalla città, ha preferito rifugiarsi nell’usato sicuro. Aldo Modonesi è una persona che stimo molto e a cui voglio bene, ma era in giunta da oltre 15 anni, l’immagine della conservazione più che del cambiamento. Io e molti altri abbiamo fatto una battaglia alla luce del sole per dire che si andava nella direzione sbagliata, ma si è fatta una scelta tradizionale, di partito. Un errore che è stato pagato nelle urne. Il valore simbolico è chiaro: quando il Paese esprime la necessità di un cambiamento, o si trova una terza via tra il cialtronismo-sovranismo e la conservazione, o vince il cialtronismo-sovranismo».
Se il Pd a Ferrara ha sbagliato per conservazione, quale sarà il messaggio che darete dalla città oggi amministrata dal leghista Alan Fabbri?
«Il nostro avversario non sarà il Pd, che ringrazio per tutto quello che mi ha dato in dieci anni. Il nostro messaggio sarà semplice: non bisogna temere la domanda di cambiamento, né avere paura di abbandonare porti sicuri, altrimenti l’opzione sarà perdente. C’è bisogno di un’offerta politica nuova, orientata al futuro, che riesca a contrastare il sovranismo in tutte le sue forme».
Tra i big democratici emiliano-romagnoli c’è però chi, come il sindaco Virginio Merola, vi accusa di alimentare soltanto l’astensione, mettendo a rischio il voto alle Regionali.
«No, è il contrario. Italia Viva nasce per arrivare in mondi dove nessuno arrivava più. L’Italia non può rassegnarsi a un’offerta politica che si divide tra il sovranismo del centrodestra e un connubio M5SPd che probabilmente diventerà strutturale. Noi offriremo nuove modalità per coinvolgere quelle persone che non trovavano più una proposta politica adeguata».
E la proposta di Stefano Bonaccini per l’Emilia-Romagna?
«Non abbiamo nessun dubbio sul supporto a Stefano, che resta il candidato migliore alla Regione Emilia-Romagna per le prossime elezioni. La sua candidatura per noi non è mai stata in discussione, è la persona che può meglio affrontare i suoi competitori».
Italia Viva non presenterà una lista alle Regionali. Ci saranno comunque vostri candidati in campo, magari nella lista del presidente?
«La scelta di non presentare ora una lista è legata al fatto che un soggetto politico serio ha bisogno di tempo per strutturarsi, questa non è un’avventura. È giusto che la gestione sia territoriale, non romana. Se chi aderisce al movimento vorrà candidarsi e troverà degli spazi, anche all’interno del Pd, noi non fermeremo nessuno. Tanti sindaci e amministratori di ispirazione renziana magari non se la sentono adesso di abbandonare il Pd, ci sono tante persone che volevano candidarsi ed è giusto che lo facciano».
Ma non è deluso da chi in Emilia-Romagna potrebbe seguirvi e ha scelto di non farlo, o sta prendendo tempo?
«No, questa non è una scelta indolore. Sono discussioni individuali, quasi intime, nelle quali nessuno può entrare. Io rispetto le decisioni di ciascuno, non ci sono imposizioni, sotterfugi o campagne acquisti».
E se Italia Viva si trasformasse nell’aggregatore di un nuovo centro, attirando magari personalità come Pier Ferdinando Casini?
«Io non credo che la categoria
” Il nostro avversario non sarà il Pd, il nostro messaggio sarà: non bisogna temere di abbandonare porti sicuri, sennò l’opzione sarà perdente
” Le Regionali Un soggetto politico serio ha bisogno di tempo per strutturarsi, perciò non presentiamo una lista ora
“centro” significhi ancora molto nella politica italiana, così come destra e sinistra non significano quello che significavano venti anni fa. Nel nostro programma di moderato ci sono solo i toni, noi vogliamo cambiare l’Italia».