Viva Verdi!
Parma, festival lirico in tutta la città fra giri in carrozza, burattini, show Debutta il Nabucco di Ricci e Forte «anti sovranista» e provocatorio
L’opera in tutta la città. Il Festival Verdi 2019 è iniziato con una street parade, acrobati, angeli, ballerini dal teatro Regio a Oltretorrente, con festa finale in piazza Duomo.
Tutta Parma si stringe intorno al suo compositore, coinvolgendo anche Busseto e, indirettamente, Bologna, che collabora al festival con la presenza dell’orchestra del teatro Comunale in due allestimenti operistici su quattro. Si entra nel vivo oggi con «I due Foscari» con la regia di Leo Muscato, la direzione di Paolo Arrivabeni e la Filarmonica Toscanini, al teatro Regio. Ma non ci sarà respiro per i molti appassionati, convenuti nella città da tutta Italia e sempre di più anche dall’estero. Ogni giorno un debutto: il 27 al teatro di Busseto si rivedrà «Aida» nell’ormai storico allestimento di Franco Zeffirelli, con Michelangelo Mazza sul podio e l’orchestra del Comunale di Bologna; il 28, nel cantiere di restauro dell’antica chiesa di San Francesco del Prato, «Luisa Miller» con la direzione musicale di Roberto Abbado, ancora con l’orchestra bolognese e con la regia di Lev Dodin, uno dei più geniali registi d’oggi, russo, autore di spettacoli memorabili; al Regio il 29 «Nabucco», diretto da Francesco Ivan Ciampa, con la Filarmonica Toscanini e la regia di Ricci/Forte, autori provocatori, scandalosi, radicali.
Si replica, fino al 20 ottobre, con attività collaterali come il concerto sinfonico corale diretto da Roberto Abbado, direttore musicale del festival, i gala con Mariella Devia e Leo Nucci, i concerti aperitivo nel palazzo Ducale del Giardino, i concerti corali al ridotto del Teatro Regio, gli spettacoli per i bambini, le prove aperte, gli incontri.
Importanti voci calcheranno il palcoscenico, a partire dai «Due Foscari» di oggi, opera dalle tinte oscure, ambientata dal regista in un’epoca più vicina all’Ottocento romantico in cui è stata scritta che al Medioevo in cui è ambientata, con Vladimir Stoyanov, Stefan Pop, Maria Katzarava, Giacomo Prestia. E poi si sentiranno, oltre a giovani artisti, Riccardo Zanellato, Amadhi Lagha, Gabriele Sagona e Francesca Dotto in «Luisa Miller», Amartivshin Enkhbat, Ivan Magrì, Michele Pertusi, Saioa Hernández, Annalisa Stroppa in «Nabucco».
A parte «Aida», un classico riproposto tutti gli anni nell’allestimento «mignon» per la bomboniera che è il teatro di Busseto, le altre opere sviscerano diversi momenti del Verdi Giovane, fino a «Luisa Miller» del 1849, considerata un laboratorio per i capolavori della maturità.
Dodin nello scontro tra amore dei giovani e pregiudizi di classe dei padri, spinti fino alla perfidia, vede l’eterno conflitto tra bene e male. Ricci/Forte insistono, nel «Nabucco», sul tema molto attuale del sorgere della tirannia
La prima serata 2019 venerdì a Busseto con l’Aida firmata da Zeffirelli
insita nei vari sovranismi, e del bisogno di rivolta e purezza.Intorno, tutta Parma si muove nel nome di Verdi con la rassegna, «Verdi Off», che offre occasioni di incontro a cittadini e turisti, bambini, a famiglie, ospiti di strutture di cura e di carceri.
Diventa anche un percorso nelle bellezze della città, che si appresta a diventare Capitale italiana della cultura nel 2020. Tra gli altri appuntamenti, si ricordano il Verdi Circus allestito dal Circo El Grito, spettacoli di burattini, concerti nelle case, passeggiate in carrozza, arie cantate dal vivo alle 13 tutti i giorni sotto il Regio, un «Rigoletto» rap, dj set, proiezioni e molto altro. Con un coinvolgimento di enti e associazioni musicali, per un totale di 130 appuntamenti in 30 luoghi diversi.
Di questa rassegna, premiatissima a livello internazionale, con un forte ritorno economico sul territorio e un sontuoso numero di partner istituzionali e sponsor, ha detto la direttrice artistica Anna Maria Meo: «Il Festival Verdi 2019 mi piace pensarlo come l’avvio di un nuovo percorso che parte quest’anno, avrà il suo fulcro nel 2020, anno specialissimo di Parma Capitale italiana per la cultura, nel quale stagione e festival quasi si fonderanno senza soluzione di continuità in un calendario di grande attrattività, e si compirà nel 2021, con un grande progetto interdisciplinare che vedrà confrontarsi i tanti e diversi linguaggi della scena.
Un nuovo triennio fatto di scommesse e di cambiamenti, di nuove idee, nuovi approcci, sempre necessari per evitare il rischio di appiattirsi su formule di successo e per mantenere dinamica la vitalità del progetto. Un cantiere dunque in continua evoluzione».