La cara vecchia coperta corta in attacco
Il Bologna delle prime partite di campionato è piaciuto a tutti. Le sbavature fisiologiche (soprattutto dei nuovi) sono ampiamente compensate dalla solidità, dalla mentalità, dalle giocate, dal senso di «presenza» della squadra mostrato dai rossoblù in tutte le uscite. Poi, dopo i complimenti, gli analisti aggiungono: «Ah, se il Bologna avesse una punta vera...». Lo sappiamo. È la cara vecchia coperta corta di cui in questi anni si è tanto parlato e che nonostante gli investimenti (alcuni indovinati, altri molto meno) non s’è allungata. «Se il Bologna avesse una punta vera» potrebbe essere il titolo di un tema in classe: cosa succederebbe? È lecito porsi la domanda, ma la risposta non è scontata. Una «punta vera» dovrebbe essere fortissima per riuscire a garantire il lavoro di Palacio ma anche una dozzina di gol. E i costi probabilmente non sarebbero affrontabili. Al fantacalcio si potrebbe organizzare una manovra per vendere tre fustini di detersivo tradizionale in cambio di un fustone del detersivo buono, quello che smacchia anche a 40 gradi. Mihajlovic invece deve tenersi i fustini tradizionali e ha organizzato un Bologna in cui il più forte degli attaccanti — Palacio — fa gioco per tutti. Il problema del Bologna non è la mancanza di attaccanti ma quella di finalizzatori. Sono cose diverse. Il vero numero 9 rossoblù, con questo assetto, si chiama Roberto Soriano. Non a caso, è quello che ha avuto più occasioni di tutti. È bravissimo a muoversi e occupare la posizione del «9». Deve solo iniziare a buttarla dentro, così magicamente la coperta s’allungherebbe un po’.