«Ha inseguito anche me»
Rachid e Capria portavano barbabietole dalla Calabria
«Mi ha inseguito con un bastone»: decisiva la testimonianza di un altro collega della vittima.
«I camionisti litigano per un solo motivo». E fanno una pausa. «Per cose che capitano sulla strada». Anche se non l’avessero saputo, l’avrebbero intuito. Restano lì a guardare la coperta che cela il corpo di uno di loro, li conoscevano tutti, la vittima e l’accusato.
È un gesto che non si spiegano i colleghi dei due protagonisti di questa brutta storia, che va oltre la maledizione dell’asfalto. «Erano due bravi ragazzi» assicurano tutti, lasciando intendere che mai si sarebbero aspettati un epilogo del genere.
In via Mora il viavai di camion nella piazzola che porta all’interno della Coprob — dove, essendo terzisti, non avevano un rapporto diretto con l’azienda — continua a lato dell’area recintata dai carabinieri. Sono pieni di barbabietola, da cui l’azienda minerbiese produce lo zucchero che sul mercato si presenta col brand Italia Zuccheri. Industria e campagna si fondono, è alta la montagna formata dalla materia prima che sarà processata, un fumo bianco e ininterrotto indica il ritmo della produzione, lunghe lingue d’asfalto sono direzioni obbligatorie o quasi. Lo è pure è la piazzola dell’ingresso al «conferimento barbabietole».
Qui si è consumato quello che per gli investigatori — a compiere le indagini e l’arresto sono stati i carabinieri di Molinella — è un omicidio volontario, quello di Rachid Nfir. Ed è qui che il suo amico e collega, anche lui marocchino d’origine, si è lasciato andare a uno sfogo a caldo: «Mi ha inseguito con un bastone di ferro», diceva ancora sotto shock, riferendosi all’arrestato. Secondo altre testimonianze si sarebbe spinto a dire «voleva ammazzare anche a me». Lui era in fila davanti alla vittima, i due mezzi perfettamente allineati. La sua testimonianza è stata decisiva per convincere gli inquirenti a procedere con l’arresto e con quell’accusa, pesantissima.
Probabilmente ne condivideva il percorso professionale e di vita, così come l’altra parte
” I colleghi/1 I camionisti litigano per un solo motivo, cioè per cose che capitano sulla strada
” I colleghi/2 Erano due bravi ragazzi, nessuno poteva pensare che succedesse una cosa simile Il mezzo Nella foto in alto il camion che ha investito il 47enne Rachid, con il corpo di questo nascosto da una coperta
di questa vicenda tragica. Sia Capria che Nfir, residenti in Calabria, regolarmente venivano in questa parte di bassa bolognese per portare a termine il loro compito, carico e scarico del prodotto locale, a volte invece portandolo dalla Calabria. «Missioni» di qualche mese, lontano da casa, dagli affetti, sempre al volante, prendendo appartamenti in affitto e cercando così di garantire a se stessi e alla famiglie un reddito. Secondo le prime ricostruzioni, dopo il litigio del giorno precedente, i due si sarebbero incrociati e visti nei pochi chilometri che portano a Budrio, viaggiando in direzioni opposte. Lo è stato anche questo drammatico epilogo.