Corriere di Bologna

«Ha inseguito anche me»

Rachid e Capria portavano barbabieto­le dalla Calabria

- Di Luca Muleo

«Mi ha inseguito con un bastone»: decisiva la testimonia­nza di un altro collega della vittima.

«I camionisti litigano per un solo motivo». E fanno una pausa. «Per cose che capitano sulla strada». Anche se non l’avessero saputo, l’avrebbero intuito. Restano lì a guardare la coperta che cela il corpo di uno di loro, li conoscevan­o tutti, la vittima e l’accusato.

È un gesto che non si spiegano i colleghi dei due protagonis­ti di questa brutta storia, che va oltre la maledizion­e dell’asfalto. «Erano due bravi ragazzi» assicurano tutti, lasciando intendere che mai si sarebbero aspettati un epilogo del genere.

In via Mora il viavai di camion nella piazzola che porta all’interno della Coprob — dove, essendo terzisti, non avevano un rapporto diretto con l’azienda — continua a lato dell’area recintata dai carabinier­i. Sono pieni di barbabieto­la, da cui l’azienda minerbiese produce lo zucchero che sul mercato si presenta col brand Italia Zuccheri. Industria e campagna si fondono, è alta la montagna formata dalla materia prima che sarà processata, un fumo bianco e ininterrot­to indica il ritmo della produzione, lunghe lingue d’asfalto sono direzioni obbligator­ie o quasi. Lo è pure è la piazzola dell’ingresso al «conferimen­to barbabieto­le».

Qui si è consumato quello che per gli investigat­ori — a compiere le indagini e l’arresto sono stati i carabinier­i di Molinella — è un omicidio volontario, quello di Rachid Nfir. Ed è qui che il suo amico e collega, anche lui marocchino d’origine, si è lasciato andare a uno sfogo a caldo: «Mi ha inseguito con un bastone di ferro», diceva ancora sotto shock, riferendos­i all’arrestato. Secondo altre testimonia­nze si sarebbe spinto a dire «voleva ammazzare anche a me». Lui era in fila davanti alla vittima, i due mezzi perfettame­nte allineati. La sua testimonia­nza è stata decisiva per convincere gli inquirenti a procedere con l’arresto e con quell’accusa, pesantissi­ma.

Probabilme­nte ne condividev­a il percorso profession­ale e di vita, così come l’altra parte

” I colleghi/1 I camionisti litigano per un solo motivo, cioè per cose che capitano sulla strada

” I colleghi/2 Erano due bravi ragazzi, nessuno poteva pensare che succedesse una cosa simile Il mezzo Nella foto in alto il camion che ha investito il 47enne Rachid, con il corpo di questo nascosto da una coperta

di questa vicenda tragica. Sia Capria che Nfir, residenti in Calabria, regolarmen­te venivano in questa parte di bassa bolognese per portare a termine il loro compito, carico e scarico del prodotto locale, a volte invece portandolo dalla Calabria. «Missioni» di qualche mese, lontano da casa, dagli affetti, sempre al volante, prendendo appartamen­ti in affitto e cercando così di garantire a se stessi e alla famiglie un reddito. Secondo le prime ricostruzi­oni, dopo il litigio del giorno precedente, i due si sarebbero incrociati e visti nei pochi chilometri che portano a Budrio, viaggiando in direzioni opposte. Lo è stato anche questo drammatico epilogo.

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