Il Bologna non si arrende mai Così Sinisa ha cambiato il club
Dalle frasi «non sono queste le partite da vincere» a «non ci sta nessuna sconfitta»: che metamorfosi
Se devo lottare per un decimo posto, sto benissimo a casa con mia moglie
Parola d’ordine: ambizione. Un termine che da alcuni mesi a questa parte a Casteldebole è diventato di casa, finendo per contagiare tutto l’ambiente: così è nato il Bologna che non si può accontentare, il Bologna che al di là dei macroepisodi mastica amaro su ogni punto lasciato per strada, vivendolo come una occasione persa. O che, persino, esce dalla vittoria in rimonta di Brescia godendosi la reazione ma al tempo stesso mettendo l’accento su cosa non era andato nel primo tempo. Un atteggiamento importante che vale, inevitabilmente, anche per la notte di Marassi: se uno 0-0 in trasferta sul campo di una squadra considerata da fascia centrale di questa serie A viene vissuto da squadra, staff e tifosi come un passo falso, significa che l’asticella del Bologna si è decisamente alzata. Un sentimento
” Saputo Mihajlovic è la base per un progetto tecnico ambizioso
generale che, per stessa ammissione di diversi dirigenti rossoblù, è arrivato grazie all’impronta di Mihajlovic: accontentarsi non è un termine che fa parte del vocabolario del tecnico serbo e dopo la lunga rincorsa del girone di ritorno 2018/19 tutto il Bologna in questa stagione ha cambiato marcia, guardando più in alto.«L’accordo con Sinisa è la base per un progetto tecnico ambizioso», aveva spiegato il patron Joey Saputo al momento della conferma triennale di Mihajlovic: ne sono seguiti investimenti sul mercato e il processo non ha subito rallentamenti nonostante i problemi di salute dell’allenatore. «Guardiamo all’Europa, perché no?» hanno sentenziato alcuni giocatori — da Tomiyasu a Medel — usando un termine tabù per chi veniva da bottiglie di spumante da aprire in caso si salvezza. O per chi sottolineava troppo spesso che il bolognese si cullava troppo sui fasti del passato, dovendo abbandonare sogni di grandeur nel nome del fatturato. Sinisa no, Sinisa è quello che «se devo combattere per un decimo posto sto benissimo a casa con mia moglie». Così si cambia anche testa a un intero ambiente. E allora si vedono gli occhi della tigre nei volti dei giocatori dopo la beffarda sconfitta contro la Roma, con tanti saluti al «non sono queste le partite in cui pensare di fare punti» per fare spazio a «non ci sta nessuna sconfitta, neanche contro le grandi squadre» come da monito di lunedì di Mihajlovic. Oppure arrivano le reazioni viste dopo il pari di Genova, con il tecnico che nel dopogara telefonicamente bastona la squadra sulle recenti occasioni sprecate e con l’ultimo arrivato Medel che pone l’accento sugli errori che hanno portato alla mancata vittoria, sottolineando che si poteva e doveva vincere. Guardando ad un anno fa, quando di questi tempi ogni puntaccio veniva accolto come un’impresa e quando venivano snocciolati fantasiosi dati su corner e cross per giustificare atroci e inguardabili sconfitte, sembra passata un’era geologica. Sia per il valore della rosa, sia per lo stato d’animo di un Bologna pronto a giocarsela con tutti che piace da matti all’ambizioso popolo rossoblù.