«Velocipedi, immagini e altre storie» Due secoli di ciclismo in mostra a Modena
Museo della Figurina
Una mostra di figurine a Modena per raccontare un tempo in cui la bicicletta era definita un «‘cavallo d’acciaio» e i ciclisti erano novelli «cavalieri». E di come il mezzo a due ruote si sia poi imposto sino a diventare il più utilizzato per gli spostamenti quotidiani. Capace anche, come sosteneva Albert Einstein, di stimolare le idee migliori.
Una lunga storia che vedrà le figurine documentare al meglio anche l’evoluzione dell’abbigliamento, che all’inizio guardava a quello dei fantini. Con casacche in seta, stivali e cappellini ippici, solo in seguito rimpiazzati da abiti più pratici. Ancora più drastico il cambio di rotta in campo femminile, con il nuovo mezzo che fece abbandonare le gonne ottocentesche a favore di gonne-pantalone, galosce e stivaletti, pur costringendo a lungo le donne a guidare la bici cavalcando all’amazzone. L’uso del biciclo da parte delle donne, peraltro, veniva costantemente osteggiato da un moralismo che si preoccupava del decoro e da medici convinti che sconvolgesse il sistema nervoso e danneggiasse gli organi di riproduzione.
«Bici davvero! Velocipedi, figurine e altre storie» traccerà dunque due secoli di storia della bici utilizzando 350 pezzi tra album e figurine. Dall’11 ottobre al 13 aprile 2020 a Palazzo Santa Margherita, nel Museo della Figurina di Modena, in corso Canalgrande 103 con ingresso a 6 euro. Il percorso si aprirà celebrando i pionieri delle due ruote, senza considerare il «solito» Leonardo da Vinci con il suo prototipo disegnato nel «Codice Atlantico».
Dal barone tedesco Karl Drais von Sauerbronn che nel 1817 inventò la «draisina», una «macchina da corsa» senza pedali e spinta dalla sola forza delle gambe, passando per Pierre ed Ernest Michaux che negli anni Sessanta dell’Ottocento applicarono i pedali alla ruota anteriore, fino alle leggerissime bici in carbonio di oggi. La mostra accoglierà anche copertine di riviste, cartoline e bolli chiudilettera, tratti da cartelloni pubblicitari e dedicati a marche note o a componenti come selle, fanalini e mozzi.
La sezione «Attenzione, ciclisti in giro» proporrà figurine di fine Ottocento che ironizzano sulle difficoltà dei primi audaci e sul contrasto tra vecchi e nuovi mezzi, raffigurando cani che azzannano ruote, capitomboli e scontri con pedoni e cavalieri. Alcune serie rivolte al futuro prefiguravano soluzioni innovative come i fanali sulle auto, per evitare scontri con ciclisti e pedoni al buio, o la nascita, in anticipo sul tema sempre centrale della sicurezza stradale, di una Società protettrice dei pedoni contro i nuovi mezzi.
Una parte dell’esposizione, a cura di Francesca Fontana e Marco Pastonesi, si concentrerà sui concorsi a premio associati alle figurine, vero e proprio boom nell’Italia degli anni Trenta, dove la bicicletta non mancava mai. Il percorso si concluderà con le sezioni dedicate alle corse e ai ciclisti, con figurine di campioni e imprese che nel dopoguerra restituirono agli italiani la voglia di sognare.
Una vetrina renderà infine omaggio a Fausto Coppi, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita e nel 2020 il sessantesimo della morte. All’interno delle sale si potranno incrociare anche alcuni esemplari di biciclette. Come quella del ciclista Romeo Venturelli, quella da barbiere, attrezzi compresi, proveniente dal museo di Riva del Garda e una «penny-farthing» di fine Ottocento, con la ruotona enorme davanti, dalla collezione del reggiano Giannetto Cimurri, massaggiatore di fiducia di Coppi.