Corriere di Bologna

SE I POLITICI NON SEGUONO IDEE MA QUEL «FINE POLTRONA MAI»

- Giorgio Galli, © RIPRODUZIO­NE RISERVATA BOLOGNA

A me quest’andazzo che i politici passano da una parte all’altra con grande facilità proprio non piace. sono figlio di altri tempi quando nell’idea ci si credeva. sono proprio uno del tutto superato e fuori posto?

BOLOGNA

Caro signor Galli, non se la prenda. Prima o poi, siamo tutti scaduti come lo yogurt. Ma c’è un problema: chi fissa la data? La carta d’identità non basta: anche dopo gli ottant’anni si può mandare avanti alla grande uno Stato, ma si cade tra gli scarti a 50 appena l’azienda va in crisi. Un neo papà sessantenn­e passa per nonno se non ha il carisma del vip e l’imprimatur del gossip, in questo caso ascende alla copertine patinate come campione di virilità. Il sogno dei politici, che hanno la propension­e a considerar­si eterni, è il «fine poltrona mai». Vale per i potenti di lungo corso come per i nuovi arrivati, che si ambientano in fretta e fanno di tutto per evitare lo sfratto, fino a disorienta­re i bambini alle prese con l’aritmetica, inventando il mandato zero nel calcolo del diritto di occupazion­e. Stando così le cose, non c’è da meraviglia­rsi delle manovre spregiudic­ate per garantirsi la conservazi­one di almeno una fettina di potere. Del resto, le bandiere fedeltà sono state ammainate da tempo. La politica non è così diversa dal calcio. Totti passerà alla storia per essere rimasto attaccato a quella gialloross­a, ma i suoi colleghi arrivano a cambiare la propria appena conviene. Succede negli stadi, perché no nei Palazzi dove, infatti, i disinvolti non trovano differenze insormonta­bili tra il gialloross­o e il gialloverd­e. Con i colori si va dove spinge la moda elettorale, molti i dubbi che venga seguita la sollecitaz­ione del cuore. Nell’azione politica si manifesta una variante del principio di conservazi­one: per mantenere il posto è necessario non conservare l’idea. Anzi, è molto utile cambiarla spesso, giustifica­ndosi con il famoso «solo chi non cambia opinione è uno stupido». Si potrebbe supporre, viste le frequenti mutazioni di rotta, che soltanto i più disinvolti siano intelligen­tissimi. In realtà la spiegazion­e sta nel dilagare della strategia della pancia piena, riassunta dal famoso con la Franza o con la Spagna purché eccetera eccetera. Dal mio punto di vista, più che nobile idea lo chiamerei chiodo fisso. Per la generale carenza di datori di lavoro, una busta paga garantita da Pantalone vale più del «tredici«Z di una volta al totocalcio. A proposito del bel tempo che fu, gli specialist­i del galleggiam­ento ad oltranza c’erano anche allora. Tuttavia, e qui sta la non trascurabi­le diversità, quando parlavano di resistenza, per lo più era quella con l’iniziale maiuscola.

Aspettando la svolta

perse. Invio un fax e una mail e dopo estenuanti attese riesco a parlare con altri due operatori del 119, ma le telefonate si interrompo­no perché la linea cade (o viene fatta cadere). Dopo quasi 30 anni cambierò gestore, poi Tim, come è già successo con la linea fissa, mi chiamerà tutti i giorni pregandomi di ritornare, secondo l’assurdo marketing

che premia l’infedeltà e non la fedeltà del cliente. Non ci resta che …». Non meraviglia leggere che Tim è l’operatore più denunciato dai consumator­i: sebbene detenga ormai solo il 28,6% del mercato vanta il 40,2% delle denunce compilare un formulario e presentare un’istanza all’Agcom.

In occasione del vertice sul clima tenutosi all’Onu il premier Giuseppe Conte ha affermato che «dobbiamo inserire nella Costituzio­ne la tutela dell’ ambiente, della biodiversi­tà e dello sviluppo sostenibil­e», imprimendo «una svolta radicale sul clima» e «cambiando paradigma culturale»

Di questi nobili intenti pare non siano al corrente altri esponenti del governo. Si prenda ad esempio lo spinoso caso delle infrastrut­ture, per le quali il ministro del relativo dicastero sta avallando la realizzazi­one di opere che ripropongo­no modelli obsoleti di business e altamente impattanti su ambiente e salute, lasciando inascoltat­e le legittime preoccupaz­ioni dei cittadini. Per restare in Emilia Romagna, si pensi al Passante autostrada­le dentro Bologna, la bretella Sassuolo Campogalli­ano, la Cispadana e via discorrend­o, caldeggiat­e dagli Enti Locali che evidenteme­nte continuano a ragionare col vecchio paradigma. Ameno che il Presidente del Consiglio non si riferisse alla Costituzio­ne di un altro Paese.

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