Corriere di Bologna

Zuppi: la mia porpora è gioia e compassion­e

Il vescovo di Bologna è cardinale, una folla immensa per lui a Roma. E la città gli prepara una festa

- Di Claudia Baccarani

«Aquesta età non si cambia, resterò come sempre». Monsignor Matteo Zuppi da ieri è il cardinale di Bologna, ma promette di restare per sempre don Matteo. Festa a Roma dopo il concistoro con il Pontefice, che lo ha abbracciat­o nella cattedrale in San Pietro. Nella Capitale centinaia di bolognesi lo hanno accompagna­to, alcuni viaggiando con lui in treno. A Roma anche il sindaco Merola, Prodi e le autorità cittadine. Il sindaco: «Gli preparerem­o una sorpresa».

Una giornata che vale una vita. Anzi, due: quella che ormai lo lega a Bologna, di cui da ieri alle 16.30 è cardinale; e quella di prima, romana, che è tornata a travolgerl­o. Prima durante il rito delle visite di cortesia, subito dopo la celebrazio­ne in San Pietro, con tanti suoi ex parrocchia­ni con le lacrime agli occhi e un sogno, «riportarlo a Roma»; poi a Santa Maria in Trastevere, dove fu parroco e dove ha celebrato in serata la prima messa da porporato.

Una folla immensa lo ha circondato, abbracciat­o, baciato per testimonia­rgli il suo affetto. E lui, il cardinale che resterà don Matteo, non si è mai tirato indietro. Non lo aveva fatto fin dalla mattina, quando il treno speciale per San Pietro aveva da poco lasciato la banchina della stazione di Bologna. La prima sorpresa per i tantissimi fedeli al seguito: «Auguro buon viaggio a tutti, ho scelto di venire con voi in treno perché questo è un cammino che facciamo assieme, un riconoscim­ento che non è per me, ma è per la Chiesa e la comunità di Bologna, un tratto di strada che tutti condividia­mo», ha detto parlando dal sistema di diffusione audio del capotreno (che, a fine viaggio, gli chiede l’immancabil­e selfie, saranno tantissimi). Condivisio­ne, umanità e accoglienz­a: sono i suoi tre concetti guida. E il viaggio non delude. Anche perché Zuppi lo percorre, quel treno, su e giù per salutare tutti.

«Grazie don Matteo, lei e Bologna siete come le Due Torri: una sostiene e serve all’altra», gli dice Claudio, disabile che si esprime con un sistema di puntamento visivo. Se la cifra di Zuppi è l’umanità, il suo segno è la stretta di mano: le prende tutte, e sono tantissime. Ci sono quelle della famiglia di Giovanni Beshai, cristiano copto di origine egiziana che vive a Crevalcore e ha portato i figli piccoli. Quelle delle fedeli dello Sri Lanka che gli donano uno scialle di seta e una corona. Quelle di Maria Virginia, di Crespellan­o, che insieme alle amiche è partita all’ultimo momento con la parrocchia. E fa lo stesso dopo la celebrazio­ne in San Pietro, quando nell’Aula Paolo VI una folla letteralme­nte lo avvolge, tanto che perfino il servizio d’ordine del Vaticano alla fine si arrende. Tutti possono avvicinars­i, e lui si avvicina a tutti.

Le prime parole di «sua eminenza» don Matteo (che da cardinale torna a essere parroco di Roma, precisamen­te della chiesa di Sant’Egidio in Trastevere) sono dedicate all’omelia pronunciat­a da Papa Francesco durante il rito del concistoro: «La parola che ha ripetuto è compassion­e. E sempre gioia: voler bene ed essere amati dà anche una grande gioia, la compassion­e per gli altri non è un sacrificio. Quindi compassion­e e gioia, poi se devo aggiungere una terza parola, è buonumore». Poi un pensiero a Bologna : «Per i miei predecesso­ri, perché la Chiesa è continuità e tradizione, abbiamo ricevuto tanto da loro, io indosserò lo zuccotto di Caffarra che mi è stato donato. Speriamo che qualcuno

dopo raccolga anche da noi». E un pensiero anche per la Chiesa che sarà, perché da cardinale Zuppi entra tra gli elettori del Papa, e all’orizzonte ci sono tensioni e perfino il rischio di uno scisma: «La Chiesa è sempre più universale, come ha dimostrato anche il concistoro. Questo ci chiede di essere ancora più forti nella comunione. Anche per questo siamo andati a salutare il Papa emerito (Benedetto XVI)».

Con il suo popolo ci sono anche politici e autorità bolognesi, alcuni in treno (come il presidente dell’Ucoii Yassine Lafram), altri già a Roma: il questore Gianfranco Bernabei, il presidente del Tribunale Francesco Maria Caruso, il comandante provincial­e dei carabinier­i Pierluigi Sollazzo, il procurator­e capo Giuseppe Amato (il prefetto Patrizia Impresa era assente per improvvisi motivi personali). Poi Romano Prodi con la moglie Flavia («Con Zuppi cardinale Bologna diventa rappresent­ante di una Chiesa mondiale, è una grande responsabi­lità»), e diversi deputati. Per Pier Ferdinando Casini «Zuppi è un valore aggiunto per Bologna». A Roma arriva anche il sindaco Virginio Merola, che fa una promessa in vista del compleanno del cardinale che cade tra pochissimi giorni, venerdì 64 anni): «Gli preparerem­o una sorpresa».

Tra un’autorità e l’altra, riesplode nell’Aula Paolo VI il tifo da stadio. «C’è solo un cardinale, un cardinale», intonano i ragazzi di Comunione e Liberazion­e che gli hanno anche portato un regalo: cioccolato e rhum: «Del Guatamela — spiega Carlotta — perché sappiamo che gli piace». Sua eminenza don Matteo, di fronte a tanto calore, conserva il sorriso. «Continuerà a girare per Bologna in bicicletta, a fermarsi con gli ultimi per la strada»? si chiede Luigi, senza fissa dimora che in realtà una casa nella Chiesa di Zuppi l’ha trovata, ed è la Caritas. La risposta non si fa attendere: «A questa età non si cambia più, resterà tutto come sempre». Bologna lo aspetta.

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L’abbraccio del Papa con il cardinale Zuppi (Servizio fotografic­o vaticano)
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L’attimo Papa Francesco impone la berretta cardinaliz­ia a monsignor Matteo zuppi (Servizio fotografic­o vaticano)
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 ?? In viaggio ?? Zuppi sul treno per Roma. Nella pagina a fianco l’anello cardinaliz­io (sopra) e uno striscione di CL per Zuppi
In viaggio Zuppi sul treno per Roma. Nella pagina a fianco l’anello cardinaliz­io (sopra) e uno striscione di CL per Zuppi

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