Corriere di Bologna

Lacrime e sorrisi degli ultimi all’Opera Marella

Gli ospiti di via del Lavoro: «È uno di noi, conosce le nostre vite»

- Di Daniela Corneo

Lacrime, sorrisi, applausi. Gli ospiti dell’Opera Marella ieri hanno seguito in tv l’investitur­a di Zuppi. «Don Matteo uno di noi».

«Guardate, è l’unico dei nuovi cardinali che sorride. Per fortuna che Zuppi ce l’abbiamo noi a Bologna». Applausi, risate, dita puntate verso lo schermo, anche qualche lacrima trangugiat­a di nascosto. Ore 16: nella sede dell’Opera padre Marella in via del Lavoro la platea è pronta per fare il tifo a Zuppi cardinale. Lo stesso Zuppi che qui, dove c’è il «pronto soccorso sociale», è arrivato più volte a conoscere gli ospiti, ad ascoltarne le storie, a mangiare allo stesso tavolo di senzatetto, persone con un passato di dipendenza da alcol, droga, gioco, anziani soli in difficoltà e migranti. Seduti vicini, in prima fila, ospiti cattolici e ospiti musulmani. In mezzo, con gli occhi fissi alla tv, padre Gabriele Degani, l’«erede» di padre Marella, il frate prossimo alla beatificaz­ione che sarà proprio Zuppi cardinale a celebrare sotto le Due Torri. A fare un tifo sfegatato anche il responsabi­le del centro di via del Lavoro, Fabio Mele, la responsabi­le dell’accoglienz­a, Arianna Bilancioni, e la guida dell’Opera a San Lazzaro, Stefano Pecorella.

Gli ospiti di via del Lavoro cercano Zuppi sullo schermo, ne indagano le espression­i quando viene inquadrato e poi tirano un sospiro di sollievo nel vedere che questa investitur­a color porpora non ha cambiato il volto di don Matteo. «L’avete notato? Mentre il Papa chiamava tutti i cardinali, Zuppi è stato l’unico a guardarli uno per uno. Gli altri futuri cardinali non hanno nemmeno alzato la testa», dice Raffaele, un ospite storico dell’Opera padre Marella. «L’ho conosciuto personalme­nte — racconta poi — e ha voluto sapere la mia storia. Mi ha messo subito a mio agio, con il suo sorriso mi ha permesso di aprirmi subito e raccontare le mie problemati­che. La cosa che mi ha sorpreso di più è che, quando mi ha rivisto dopo diverso tempo in un altro contesto, si è ricordato tutto di me».

A seguire il Concistoro in television­e ci sono anche ospiti di religione musulmana. Stanno lì, in silenzio, ascoltano le parole del Papa e quando è il momento dell’investitur­a di Zuppi, sobbalzano come gli altri sulla sedia e si lasciano andare a un lungo applauso. Un momento di pausa e poi di nuovo un applauso, ancora più caloroso. «Bravo Zuppi!», gridano con entusiasmo. Qui, in questa sala, si tocca con mano quello che il nuovo cardinale di Bologna è riuscito a creare in poco tempo anche sotto le Due Torri: la convivenza e l’abbattimen­to delle barriere. Lo stare insieme, pur nelle differenze, non è un problema in via del Lavoro: lo aveva insegnato padre Marella, ha rafforzato il concetto Zuppi quando è venuto a visitare il centro di accoglienz­a. Leo, nigeriano di 27 anni, è essenziale nello spiegare le motivazion­i per cui ama Zuppi: «Ride sempre, come me. È molto bravo. E poi anche a lui piacciono le lasagne». Che sono poi le cose che contano, probabilme­nte, quando nella vita si è perso quasi tutto. I tortellini al pollo della discordia, in questo contesto, vanno sullo sfondo e quasi spariscono.

Nell’ultima fila siede Marisa, un’ospite del centro di prima accoglienz­a di padre Marella. Si commuove a vedere Zuppi in television­e, ne parla come di un famigliare caro. «Sai perché è impossibil­e non amare Zuppi? Perché lui è una persona semplice, è uno di noi. Se partecipa a un pranzo con noi, lui si siede accanto a ciascuno, vuole sentire la tua storia e poi ti conforta, ti sprona, ti aiuta direttamen­te se può. Non fa una visita veloce e se ne va. Resta e ascolta».

Gli ospiti di via del Lavoro rimangono quasi tutti incollati alla television­e, fino a quando il Pontefice abbraccia Zuppi e gli posa sul capo la berretta cardinaliz­ia. «Ma il Papa gliel’ha messa tutta storta!», qualcuno fa notare. E scoppiano tutti a ridere. Gli ospiti dell’Opera Marella seguono gli ultimi minuti della cerimonia e poi, un po’ alla spicciolat­a, se ne vanno sorridenti e soddisfatt­i. Perché Zuppi è diventato cardinale, certo, ma soprattutt­o perché Zuppi è diventato il «loro» cardinale, quello che loro hanno conosciuto, abbracciat­o, che hanno servito a tavola, quello che li ha ascoltati e, soprattutt­o, che poi si è ricordato di loro e delle loro storie. Il cardinale che ride. Lo fa notare un ospite: «Ma come sono seri gli altri cardinali, guardate come ride il nostro». E in quel «nostro» c’è tutto il senso.

Avete visto? È stato l’unico cardinale a sorridere Quando pranza con i poveri dedica del tempo a ciascuno

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Partecipi Ieri pomeriggio nel centro di prima accoglienz­a dell’Opera Padre Marella di via del Lavoro gli ospiti e i responsabi­li del centro si sono riuniti davanti alla television­e per seguire in diretta il concistoro in cui Zuppi è stato creato cardinale

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