Lacrime e sorrisi degli ultimi all’Opera Marella
Gli ospiti di via del Lavoro: «È uno di noi, conosce le nostre vite»
Lacrime, sorrisi, applausi. Gli ospiti dell’Opera Marella ieri hanno seguito in tv l’investitura di Zuppi. «Don Matteo uno di noi».
«Guardate, è l’unico dei nuovi cardinali che sorride. Per fortuna che Zuppi ce l’abbiamo noi a Bologna». Applausi, risate, dita puntate verso lo schermo, anche qualche lacrima trangugiata di nascosto. Ore 16: nella sede dell’Opera padre Marella in via del Lavoro la platea è pronta per fare il tifo a Zuppi cardinale. Lo stesso Zuppi che qui, dove c’è il «pronto soccorso sociale», è arrivato più volte a conoscere gli ospiti, ad ascoltarne le storie, a mangiare allo stesso tavolo di senzatetto, persone con un passato di dipendenza da alcol, droga, gioco, anziani soli in difficoltà e migranti. Seduti vicini, in prima fila, ospiti cattolici e ospiti musulmani. In mezzo, con gli occhi fissi alla tv, padre Gabriele Degani, l’«erede» di padre Marella, il frate prossimo alla beatificazione che sarà proprio Zuppi cardinale a celebrare sotto le Due Torri. A fare un tifo sfegatato anche il responsabile del centro di via del Lavoro, Fabio Mele, la responsabile dell’accoglienza, Arianna Bilancioni, e la guida dell’Opera a San Lazzaro, Stefano Pecorella.
Gli ospiti di via del Lavoro cercano Zuppi sullo schermo, ne indagano le espressioni quando viene inquadrato e poi tirano un sospiro di sollievo nel vedere che questa investitura color porpora non ha cambiato il volto di don Matteo. «L’avete notato? Mentre il Papa chiamava tutti i cardinali, Zuppi è stato l’unico a guardarli uno per uno. Gli altri futuri cardinali non hanno nemmeno alzato la testa», dice Raffaele, un ospite storico dell’Opera padre Marella. «L’ho conosciuto personalmente — racconta poi — e ha voluto sapere la mia storia. Mi ha messo subito a mio agio, con il suo sorriso mi ha permesso di aprirmi subito e raccontare le mie problematiche. La cosa che mi ha sorpreso di più è che, quando mi ha rivisto dopo diverso tempo in un altro contesto, si è ricordato tutto di me».
A seguire il Concistoro in televisione ci sono anche ospiti di religione musulmana. Stanno lì, in silenzio, ascoltano le parole del Papa e quando è il momento dell’investitura di Zuppi, sobbalzano come gli altri sulla sedia e si lasciano andare a un lungo applauso. Un momento di pausa e poi di nuovo un applauso, ancora più caloroso. «Bravo Zuppi!», gridano con entusiasmo. Qui, in questa sala, si tocca con mano quello che il nuovo cardinale di Bologna è riuscito a creare in poco tempo anche sotto le Due Torri: la convivenza e l’abbattimento delle barriere. Lo stare insieme, pur nelle differenze, non è un problema in via del Lavoro: lo aveva insegnato padre Marella, ha rafforzato il concetto Zuppi quando è venuto a visitare il centro di accoglienza. Leo, nigeriano di 27 anni, è essenziale nello spiegare le motivazioni per cui ama Zuppi: «Ride sempre, come me. È molto bravo. E poi anche a lui piacciono le lasagne». Che sono poi le cose che contano, probabilmente, quando nella vita si è perso quasi tutto. I tortellini al pollo della discordia, in questo contesto, vanno sullo sfondo e quasi spariscono.
Nell’ultima fila siede Marisa, un’ospite del centro di prima accoglienza di padre Marella. Si commuove a vedere Zuppi in televisione, ne parla come di un famigliare caro. «Sai perché è impossibile non amare Zuppi? Perché lui è una persona semplice, è uno di noi. Se partecipa a un pranzo con noi, lui si siede accanto a ciascuno, vuole sentire la tua storia e poi ti conforta, ti sprona, ti aiuta direttamente se può. Non fa una visita veloce e se ne va. Resta e ascolta».
Gli ospiti di via del Lavoro rimangono quasi tutti incollati alla televisione, fino a quando il Pontefice abbraccia Zuppi e gli posa sul capo la berretta cardinalizia. «Ma il Papa gliel’ha messa tutta storta!», qualcuno fa notare. E scoppiano tutti a ridere. Gli ospiti dell’Opera Marella seguono gli ultimi minuti della cerimonia e poi, un po’ alla spicciolata, se ne vanno sorridenti e soddisfatti. Perché Zuppi è diventato cardinale, certo, ma soprattutto perché Zuppi è diventato il «loro» cardinale, quello che loro hanno conosciuto, abbracciato, che hanno servito a tavola, quello che li ha ascoltati e, soprattutto, che poi si è ricordato di loro e delle loro storie. Il cardinale che ride. Lo fa notare un ospite: «Ma come sono seri gli altri cardinali, guardate come ride il nostro». E in quel «nostro» c’è tutto il senso.
Avete visto? È stato l’unico cardinale a sorridere Quando pranza con i poveri dedica del tempo a ciascuno