Ecco il primo ko La Fortitudo travolta a Varese
Mai in partita, la Pompea perde la prima della stagione e scopre quanto è dura la serie A
Suona la sveglia a Masnago e il bel sogno si interrompe bruscamente per la Fortitudo. Che rimedia una gragnuola di cazzotti a Varese, e scopre sulla sua pelle quanto può essere dura, la serie A. In A2 può bastare l’esperienza ma qui quando non si è svegli si rischia di prenderle, e sode.
Così la Pompea perde di 23 la prima della sua stagione: mai in partita, anche -29 nell’ultimo quarto, un massacro in ogni zona del campo.Già spazzati via i dolci ricordi delle due vittorie nella prima settimana, la Effe si accorge con dolore che forse è questa la vera serie A: intensità e atletismo degli avversari doppie, forse triple, a dispetto di nomi e volti magari poco noti. Josh Mayo è forte e si sapeva anche prima, ma chi se l’aspettava una lezione così da un lettone e un estone, Jakovics e Vene, 19 punti a testa, enigmi irrisolvibili per i blu.
«Molto male la nostra difesa, loro con molta più energia, dalla quale poi hanno preso la spinta per tirare anche benissimo», valuta un Antimo Martino più dispiaciuto che preoccupato. Prima o poi doveva succedere, però la prima sconfitta è molto dura. Non ha come noto tifosi al seguito la Effe, ma non può certo essere un’attenuante per una serata senza mordente. Il fuoco dentro stavolta ce l’hanno solo gli altri, Varese domina l’area, stritola l’Aquila difensivamente, poi trova per strada tutta una serie di triple difficili (48% dall’arco), ma quando il match era già indirizzato.
Un quarto o poco più in equilibrio, 25-8 il parziale degli ultimi 7’ del secondo, tutto il resto non ha storia. Se la sfida era tra la vecchia scuola e il nuovo che avanza, al loro primo confronto il veterano Caja suona l’esordiente Martino, scoprendo i punti deboli di una Effe debole a rimbalzo (-12) e difensivamente fragile, ma forse mai così opaca in attacco negli ultimi due anni, nonostante un 39% da tre che non sarebbe nemmeno da buttare.
Ben nota l’energia di Simmons, 9+13 rimbalzi (tra l’altro buttando via liberi, 1/5), che era già stato un problema l’anno scorso con Montegranaro, ma la sofferenza dentro l’area è pesante da subito, e diventa insostenibile quando si abbina a qualche brutta palla persa davanti (12 in tutto). All’improvviso l’assenza di un centro di ruolo si fa sentire, i lunghi vanno sotto dall’inizio, da Stephens — irriconoscibile rispetto dell’esplosivo esordiente di sette giorni prima — a Daniel a Leunen fino al Mancio.
Due esterni, Fantinelli (8) e Aradori (7), i migliori a rimbalzo, qualcosa vorrà dire. «Non eravamo fenomeni dopo aver battuto Venezia, non facciamo drammi oggi. Anzi, se la prendiamo nel modo giusto una sconfitta così può persino essere salutare» dice il coach. Pensando a domenica, Treviso al PalaDozza.
Martino Non eravamo fenomeni dopo aver battuto Venezia, non facciamo drammi oggi. Una sconfitta così può essere salutare