La Perla, è fumata grigia Ipotesi ristrutturazione per la cassa integrazione
Nulla di fatto al Mise. Incontro aggiornato in cerca di un piano per salvare tutti i posti
Fumata grigia ieri al Mise sulla crisi della Perla. La pre-intesa predisposta da azienda e sindacati con l’intermediazione di Regione, Città Metropolitana e Comune per salvaguardare l’occupazione delle sarte La Perla non è risultata praticabile. Si lavora alla cassa integrazione in deroga prevista dall’ex decreto Genova che prevede o la cessazione delle attività o la cessione di un ramo d’azienda.
La lunga giornata delle crisi bolognesi al ministero dello Sviluppo economico si è aperta con un nulla di fatto.
La pre-intesa predisposta da azienda e sindacati con l’intermediazione di Regione, Città Metropolitana e Comune per salvaguardare l’occupazione delle sarte La Perla non è risultata praticabile: il vice capo di gabinetto del dicastero Giorgio Sorial ha dovuto infatti ricordare alle parti che la gestione della crisi ha già portato all’applicazione di tutta la cassa integrazione possibile. Va, quindi, verificata l’eventualità di ricorrere ad altre tipologie di ammortizzatore sociale per evitare i 126 esuberi dichiarati dal fondo olandese Sapinda guidato dall’amministratore delegato Pascal Perrier: i contratti di solidarietà, che però la proprietà non ritiene idonei, o la cassa integrazione in deroga prevista dall’ex decreto Genova che prevede o la cessazione delle attività o la cessione di un ramo d’azienda che, nel caso del marchio di lingerie fondato da Ada Masotti, potrebbe essere la linea di abbigliamento «Ready to wear» che attualmente occupa una ventina di addette e che, non avendo un buon mercato, rappresenta probabilmente uno degli errori commessi dalla vecchio proprietario Silvio Scaglia. Se il Mise ha aggiornato a data da destinarsi la discussione per permettere le verifiche necessarie ad attivare gli ammortizzatori sociali con il ministero del Lavoro — come fanno sapere le organizzazioni sindacali ieri presenti al tavolo nelle persone di Roberto Guarinoni e Teresa Ruffo di Filctem-Cgil, Rossana Carra di Femca-Cisl e Mariangela Occhiali di Uiltec-Uil — la proprietà, rappresentata a Roma solo dal board italiano, si è impegnata a non procedere ad azioni unilaterali e, dunque, di fatto a congelare per il momento i licenziamenti. Per quanto non è ancora dato sapere. Tutto dipenderà dai tempi della procedura che doveva scadere il 12 ottobre e per la quale la Regione chiederà una proroga. Anche per questo l’assessore alle Attività produttive Palma Costi ha già calendarizzato, per venerdì in viale Aldo Moro, un confronto in attesa della nuova convocazione del ministero per la sigla dell’eventuale accordo da tutti auspicato.
«L’impegno della Regione prosegue — assicura Costi —. Continueremo a fare la nostra parte per difendere occupazione e produzione. In ballo c’è anche la difesa di un marchio storico, simbolo del made in Italy della moda». Dal canto suo, il management aziendale ha confermato la volontà di valorizzazione il marchio attraverso «il riposizionamento» nel settore della lingerie di lusso dei prodotti La Perla. La recente quotazione dell’azienda alla borsa di Parigi, dove sono già presenti altri grandi marchi del luxury, rappresenta infatti «un tassello importante» di questa strategia. Parallelamente, come richiesto anche dal dirigente del Mise Sorial, è fondamentale che l’azienda lavori a un piano industriale chiaro che abbia alla base la salvaguardia dei lavoratori interessati e delle produzioni in essere con l’obiettivo del rilancio di un marchio italiano importante e di riferimento nel settore. Se la strada da percorrere sarà quella della cessione di ramo d’azienda c’è poi un altro punto fermo da mettere nero su bianco. A chiarirlo è l’assessore comunale al Lavoro Marco Lombardo che al tavolo ministeriale, dove era seduta anche la sottosegretaria bolognese al Lavoro Francesca Puglisi, ha chiesto che tutte le lavoratrici siano salvaguardate: «Anche quelle impegnate nella linea di abbigliamento prêt-à-porter».