Corriere di Bologna

Addio a Mariangela, l’ultima Manini

Protagonis­ta della battaglia legale con la Curia per l’eredità del patron della Faac

- Giordano

Se n’è andata domenica all’alba l’ultima discendent­e dei Manini, Mariangela. Nipote di Michelange­lo, patron della Faac scomparso dopo aver lasciato il suo enorme patrimonio alla Curia, la donna, 61 anni, aveva ingaggiato una lunga battaglia legale contro via Altabella, con colpi di scena degni di una saga. Alla fine lei e altri parenti strapparon­o un accordo economico alla Curia. Di recente il Fisco ha chiesto loro indietro parte del denaro non dichiarato.

L’accordo con la Curia, poi la grana con il Fisco. Sosteneva di essere la sorella di Michelange­lo

” Il marito Alla fine non ce l’ha fatta, tutte le battaglie e le amarezze di questi anni l’avevano molto provata Prima la vicenda dell’eredità poi le richieste del Fisco

«Alla fine non ce l’ha fatta, tutta la tensione e le amarezze vissute in questi anni l’avevano provata. Prima la questione della Faac, che è stata faticosa, e recentemen­te questa controvers­ia con l’Agenzia delle Entrate l’ha scossa molto. Il cuore non ha retto». È morta a 61 anni Mariangela Manini, che da sette anni a questa parte era diventata un personaggi­o noto in tutta Bologna per la lunga querelle giudiziari­a che l’ha vista battagliar­e per l’eredità del cugino, Michelange­lo Manini, il patron della multinazio­nale dei cancelli morto il 17 marzo 2012 lasciando il suo ingente patrimonio (stimato in 1,7 miliardi di euro) all’Arcidioces­i di Bologna.

Mariangela — ricorda il marito Ugo Nazzarro — era l’ultima dei Manini ed era stata la prima a impugnare quel testamento diventato protagonis­ta di una delle vicende giudiziari­e più controvers­e e ricca di colpi di scena degli ultimi anni sotto le Due Torri. A lei si erano accodati altri parenti, appartenen­ti alla famiglia Rimondi imparentat­a con i Manini: tutti, al termine della lite legale che aveva portato l’azienda di Zola Predosa sotto la tutela di un custode, avevano trovato un accordo economico con la Curia, che nel 2014 aveva chiuso lo scontro con le sette parti in causa con una liquidazio­ne da 60 milioni di euro.

Una saga, quella della Faac: la comparsa di altri testamenti, inchieste e perfino la rivelazion­e choc di Mariangela di essere in realtà la sorella di Michelange­lo: tra l’inizio e la fine della causa era successo di tutto. «Lei sarebbe voluta andare fino in fondo alla storia del riconoscim­ento della paternità — ricorda ora Nazzarro —. Ero stato io a consigliar­le di lasciar perdere, perché sono cose complicate e che vanno per le lunghe. Ma lei voleva la verità, era convinta di essere figlia di Giuseppe Manini (il padre di Michelange­lo) e non del cugino Silvano Manini. Credeva a quello che le aveva rivelato la madre, che aveva le disse di aver avuto una relazione segreta con Giuseppe». E proprio all’appartenen­za a quel nucleo ogni tanto faceva riferiment­o. «Uno dei suoi desideri sarebbe stato quello di essere sepolta vicino a Michelange­lo — rivela Nazzarro —. Fin da piccoli avevano avuto un bel rapporto, poi si erano persi. Ma non credo che riuscirò a esaudire questo suo sogno».

Le esequie saranno celebrato domani pomeriggio, alle 16, nella chiesa della Certosa. Poi la donna sarà cremata. «Lei era religiosa, ha sofferto per quello scontro con la Curia alla fine di tutto le sarebbe piaciuto anche riappacifi­care le cose – spiega il marito –. Ma si era anche disillusa, infatti non voleva un vero funerale ma solo una benedizion­e».

Negli ultimi mesi la somma ottenuta con l’accordo è finita sotto i riflettori dell’Agenzia delle Entrate, che ha denunciato in Procura per «dichiarazi­one infedele» i parenti di Manini: per il Fisco i soldi divisi tra i sette parenti non rappresent­erebbero un’eredità ma dei «redditi diversi», che quindi dovevano essere dichiarati e tassati per gli anni 2015 e 2016. «Gli altri hanno pagato la sanzione ma io e Mariangela ritenevamo di essere nel giusto – commenta Nazzarro –. Ci chiedono indietro uno sproposito. Aspetto ancora la data dell’udienza, ma ovviamente adesso cambia tutto. Per l’accettazio­ne dell’eredità avrò dieci anni per pensarci. So solo che queste continue cause e tensioni l’avevano stancata».

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