Corriere di Bologna

«La guerra dei Wits» La pulizia dei muri diventa un romanzo

- Daniela Corneo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Per quattro anni, senza sosta, ha ripulito tutto il portico di Saragozza, dalla porta fino al Meloncello. A titolo gratuito. Anzi, rimettendo­ci pure soldi di tasca propria. Un lavoro lungo anni e qualcosa come 4,7 chilometri di portico nel tratto che precede la salita per San Luca. Una fatica di Sisifo, perché laddove aveva già pulito insieme ad altri volontari riunitisi attorno a lui, scritte disegni tag sono tornati. E così Pier Paolo Galiani, in pensione, proprio adesso che la manutenzio­ne dei portici sta tornando fortemente d’attualità con la candidatur­a all’Unesco, ha deciso di tirare le somme in un libro scritto di suo pugno, La guerra dei Wits, che oltre a essere un racconto della sua esperienza come leader del gruppo «No tag Saragozza», è insieme una denuncia, seppur ironica, dell’eterno lavoro di pulizia e ripulizia dei portici.

Ma non solo: «Ho pensato che con questo libro, se riesco a vendere un po’ di copie, possiamo coprire le spese che restano scoperte per i materiali necessari a ridipinger­e i portici». Che non sono poche: in quattro anni l’associazio­ne ha messo, di tasca propria, circa 600 euro. «Perché — spiega Galiani — il Comune, con i patti di collaboraz­ione, restituisc­e l’80 per cento delle spese sostenute per il materiale. Il 20 per cento restante in questi anni ce l’abbiamo messo noi volontari e adesso la cifra

è diventata abbastanza importante. Il libro, quindi, vuol essere un modo per trovare le risorse che servono e risvegliar­e un po’ le coscienze dei cittadini che, anche se non possono contribuir­e nella pratica ripulendo i muri nel fine settimana, possono farlo acquistand­o il libro e leggendo la nostra storia».

Che è una storia (anche) di fatica, raccontata da Galiani in modo ironico. «Il libro ha due parti — spiega —: in una si possono vedere nero su bianco tutti i patti di collaboraz­ione che abbiamo sottoscrit­to in questi anni, mentre nell’altra, scritta come un romanzo di fantascien­za, si può scoprire cosa c’è dietro al lavoro dei volontari». Gli autori di tag e scritte sono gli «alieni» che invadono i portici di nascosto, di notte; il Comune diventa il «mercante d’armi» che nella guerra ai writer fornisce a terzi le «armi» per sconfigger­e tag e scarabocch­i; le «truppe mercenarie» sono costituite da persone che, appena finito il lavoro per cui hanno magari percepito un compenso, poi si eclissano. «Il mio racconto — dice il patron di No tag Saragozza — racconta la verità, ma prova anche a sdrammatiz­zare, perché spesso i volontari si prendono troppo sul serio». Ma soprattutt­o si scoraggian­o: «Siamo un gruppo che coinvolge circa 50 persone, costanti siamo tra i 6 e gli 8. Ma le persone, dopo che il fine settimana i writer rientrano in azione, perdono la speranza. Far diventare i portici patrimonio Unesco è un segnale forte e può essere un deterrente, se aumentano le responsabi­lità penali in caso di imbrattame­nto». Non basta, però, a sentire Galiani: «Almeno per i 12 tratti del dossiere Unesco — dice — serve un piano di manutenzio­ne accurato. Siamo a disposizio­ne del Comune, ma nessuno ci ha coinvolto, contrariam­ente alle promesse. Da anni spingo, inutilment­e, per creare un tavolo permanente per coordinare le azioni. Il Comune adesso ci ascolti».

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