«La guerra dei Wits» La pulizia dei muri diventa un romanzo
Per quattro anni, senza sosta, ha ripulito tutto il portico di Saragozza, dalla porta fino al Meloncello. A titolo gratuito. Anzi, rimettendoci pure soldi di tasca propria. Un lavoro lungo anni e qualcosa come 4,7 chilometri di portico nel tratto che precede la salita per San Luca. Una fatica di Sisifo, perché laddove aveva già pulito insieme ad altri volontari riunitisi attorno a lui, scritte disegni tag sono tornati. E così Pier Paolo Galiani, in pensione, proprio adesso che la manutenzione dei portici sta tornando fortemente d’attualità con la candidatura all’Unesco, ha deciso di tirare le somme in un libro scritto di suo pugno, La guerra dei Wits, che oltre a essere un racconto della sua esperienza come leader del gruppo «No tag Saragozza», è insieme una denuncia, seppur ironica, dell’eterno lavoro di pulizia e ripulizia dei portici.
Ma non solo: «Ho pensato che con questo libro, se riesco a vendere un po’ di copie, possiamo coprire le spese che restano scoperte per i materiali necessari a ridipingere i portici». Che non sono poche: in quattro anni l’associazione ha messo, di tasca propria, circa 600 euro. «Perché — spiega Galiani — il Comune, con i patti di collaborazione, restituisce l’80 per cento delle spese sostenute per il materiale. Il 20 per cento restante in questi anni ce l’abbiamo messo noi volontari e adesso la cifra
è diventata abbastanza importante. Il libro, quindi, vuol essere un modo per trovare le risorse che servono e risvegliare un po’ le coscienze dei cittadini che, anche se non possono contribuire nella pratica ripulendo i muri nel fine settimana, possono farlo acquistando il libro e leggendo la nostra storia».
Che è una storia (anche) di fatica, raccontata da Galiani in modo ironico. «Il libro ha due parti — spiega —: in una si possono vedere nero su bianco tutti i patti di collaborazione che abbiamo sottoscritto in questi anni, mentre nell’altra, scritta come un romanzo di fantascienza, si può scoprire cosa c’è dietro al lavoro dei volontari». Gli autori di tag e scritte sono gli «alieni» che invadono i portici di nascosto, di notte; il Comune diventa il «mercante d’armi» che nella guerra ai writer fornisce a terzi le «armi» per sconfiggere tag e scarabocchi; le «truppe mercenarie» sono costituite da persone che, appena finito il lavoro per cui hanno magari percepito un compenso, poi si eclissano. «Il mio racconto — dice il patron di No tag Saragozza — racconta la verità, ma prova anche a sdrammatizzare, perché spesso i volontari si prendono troppo sul serio». Ma soprattutto si scoraggiano: «Siamo un gruppo che coinvolge circa 50 persone, costanti siamo tra i 6 e gli 8. Ma le persone, dopo che il fine settimana i writer rientrano in azione, perdono la speranza. Far diventare i portici patrimonio Unesco è un segnale forte e può essere un deterrente, se aumentano le responsabilità penali in caso di imbrattamento». Non basta, però, a sentire Galiani: «Almeno per i 12 tratti del dossiere Unesco — dice — serve un piano di manutenzione accurato. Siamo a disposizione del Comune, ma nessuno ci ha coinvolto, contrariamente alle promesse. Da anni spingo, inutilmente, per creare un tavolo permanente per coordinare le azioni. Il Comune adesso ci ascolti».