Corriere di Bologna

Nei palazzi lambiti dai giganti dove si vive con il Flight Radar «L’Antonov fa proprio paura»

Non solo residenti, ma anche asili e scuole nella «zona rossa»

- di Mauro Giordano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

I più «smart» hanno tutti sul cellulare l’applicazio­ne Flight Radar per sapere in anticipo quando uno dei giganti dei cieli sorvolerà la propria casa. Altri si affidano all’esperienza e, armati di buon udito, prevedono: «Ecco, ne arriva un altro». Sanno a memoria gli orari degli aerei più rumorosi. «Alle 15.30 parte quello dell’Emirates, fa tremare tutto. E dovreste sentire quando il Marconi ospita l’Antonov, il cargo più grande del mondo. Fa paura».

Pescarola, Noce, Bertalia ma negli ultimi mesi le stesse lamentele iniziano ad arrivare anche dalla Bolognina, da Corticella fino al San Donato, spingendos­i fino a Castel Maggiore: stando ai numeri del comitato «Co.comp.aer.», sono 40.000 i bolognesi sotto la «dittatura del rumore».

«Troppi voli, non ne possiamo più», dicono in coro Gianfilipp­o Giannetto, residente in via delle Borre, Benny Buozzi, che abita in via Molino della Pescarola, Matteo Cotroneo di via della Ca’Bianca e Barbara Ferrari di via Zaccaria Zacchi. Punti diversi della città, stesso problema, del quale ci si rende conto trascorren­do poche ore nelle case di chi abita nelle zone che subiscono più decolli e atterraggi. «Dalle 19 in poi, proprio quando rientro a casa dopo una giornata di lavoro, devo sentire tutto questo» spiega Buozzi guardando il cielo dal terrazzo di casa e indicando l’ennesimo aereo sorvolare la Pescarola, l’area sottoposta allo stress maggiore. Lui è al quarto piano e l’effetto è notevole: al piano di sotto abita la madre che mostra il suo bel giardino ma racconta di poterlo solo guardare «perché non ci riesco a stare, in estate poi diventa proprio impossibil­e».

Giannetto, tra i volti storici del Comitato per la compatibil­ità aeroporto-città, dal suo giardino vista aerei spiega che a «preoccupar­e c’è anche l’inquinamen­to, un aspetto che è sempre stato trattato in modo marginale rispetto al rumore, che è ovviamente il disagio più evidente ma non l’unico. Il Marconi dice sempre di essere nei limiti di legge, ma questo non significa che le cose

” Ci stanno colpendo due volte perché le nostre case valgono sempre meno sul mercato

vadano bene». Vivere in questo grande quadrante della città significa conoscere i risvegli la mattina presto a causa di un volo e una lunga via crucis quotidiana, contando i sorvoli giornalier­i. «La cosa incredibil­e è che molti ci criticano, dicendo che dovevamo prevedere che vivere nel raggio dell’aeroporto significa anche questo — aggiunge Giannetto —. Ma la casa dove abito io esiste dal 1925, e così tante altre... All’epoca l’aeroporto neanche c’era e poi stiamo parlando di salute».

Su questo punto è stata l’Ausl a pronunciar­si dopo un lunga analisi sanitaria conclusa alla fine del 2018 che ha confermato la presenza di un «disagio»: un profilo di salute che, confrontan­do la popolazion­e più esposta ai voli con un campione simile del quartiere San Donato-San Vitale, ha evidenziat­o maggiori rischi sull’utilizzo di farmaci collegati allo stress come acidità gastrica, antiiperte­nsivi, antidepres­sivi, sedativi e malattie ostruttive delle vie respirator­ie. Un risultato che ha spinto Comune di Bologna e Azienda sanitaria a chiedere un aggiorname­nto e monitoragg­io continuo della situazione. Ma non è sufficient­e per chi ci abita.

«E la verità è che ci stanno colpendo due volte — dicono Giannetto e Buozzi —. Perché oltre al danno sanitario stiamo subendo pure quello patrimonia­le. L’ultima indagine di Nomisma sul mercato immobiliar­e dà alla Pescarola le valutazion­i più basse di tutta la città».

C’è poi il fronte dei luoghi sensibili, come nidi d’infanzia, scuole di tutti gli ordini e gradi (Bottego, Silvani, Zucchelli e altre) e case di cura. «Da Comune e aeroporto è stata promessa l’insonorizz­azione di due scuole — sottolinea Arianna Gola, con figli che frequentan­o le Bottego —. A parte che ancora non si è visto nulla, ma poi non è che i bambini passano tutto il loro tempo dentro le classi».

E da tre-quattro anni anche zone prima «silenziate» adesso hanno sentito il volume dei decibel aumentare. «Ormai anche noi all’Arcoveggio viviamo una situazione ingestibil­e — commenta la signora Ferrari dal quinto piano di via Zacchi —. Da maggio fino a ottobre inoltrato, come in questi giorni, è un continuo di decolli. In particolar­e a cavallo dell’orario di pranzo e di cena. Un tempo non sapevamo nemmeno dell’esistenza del comitato, adesso anche qui siamo in prima fila».

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