Corriere di Bologna

Crollo Fortitudo Brutto stop a Roma

La Effe di nuovo in difficoltà lontano dal PalaDozza: è la seconda sconfitta dopo la batosta di Varese Dopo l’intervallo la prima sbandata vera: quasi cinque minuti per segnare i primi punti. Finisce 79-65

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Male, di nuovo molto male in trasferta la Fortitudo. Roma è la fotocopia di Varese, stessa rullata, stessa impotenza sotto canestro, stesso disastro a rimbalzo, -14 il conto quella volta, -17 questa. Esclusa la prima giornata, che non fa troppo testo per la debolezza di Pesaro, il tema che si delinea dopo un mese di campionato è evidente, questa Pompea è tanto ruggente in caso quanto moscia fuori, e non se ne capisce bene il perché. Le assenze, certo, senz’altro dura stavolta giocare senza Leunen e Sims, cioè 4 e 5 titolari della squadra pensata in estate, poi l’atletismo complessiv­o piuttosto limitato, che forse in trasferta pesa di più, ma da una squadra così esperta ci si aspettereb­be che sappia come sopravvive­re anche senza la spinta del PalaDozza.

Nella capitale meritava forse di prenderne più di 14, verdetto ammorbidit­o nel finale di una serata trascorsa tutta sott’acqua, un massacro soprattutt­o dentro l’area, 48-31 a rimbalzo, 20 offensivi concessi, una differenza di energia evidentiss­ima: avesse tirato solo un po’ meglio del modesto 18% da tre, Roma avrebbe potuto facilmente dilagare. Cinque giocatori in doppia cifra, il solido asse-play pivot Dyson-Jefferson, la freschezza di Alibegovic e Kyzlink, qualcosa di Buford, stop. Tutta qui la squadra di Bucchi, appena 4 punti dalla panchina, 12 assist, insomma niente di speciale, eppure ha dominato.

Mancava Leunen, due problemi piccoli che sommati ne fanno uno grande (fastidio a un piede in settimana, contrattur­a a una coscia nell’allenament­o di sabato, da valutare il rientro), al suo posto Sims va per la prima volta a referto ma ovviamente non può giocare, la rotazione dei lunghi è ulteriorme­nte ridotta, e si vede. Davon Jefferson è da subito un problemone sia per Daniel che per Stephens, 13 punti nei primi 11 minuti, 21 alla fine con 9/14, ma in fin dei conti che uno così possa fare volume ci sta, come anche il vecchio Dyson (14 e 5 assist).

Le spina nel fianco è piuttosto Amar Alibegovic, 17+9, imprendibi­le come era stato Vene a Varese. Roma mette rapidament­e assieme un +9 ma spreme ancora poco dalla sua superiore spinta, anche giocando malino la Effe resta lì per un tempo, con protagonis­ti a sorpresa: Cinciarini è il migliore dei suoi, il tappo al canestro da tre lo toglie Dellosto, ma se alla fine 2 triple delle 5 di squadra sono del 19enne è segno che qualcosa non va. Dopo l’intervallo la prima sbandata vera, la Effe impiega quasi 5 minuti per segnare i primi punti, incassa un 14-2, sotto canestro malissimo Daniel, solo un po’ meglio Stephens, male peraltro anche gli esterni, mai pericoloso Stipcevic, invisibile Fantinelli. Si scende fino al -23 nel quarto, dopo il figlio di Teo fa quel che vuole anche il ceco Kyzlink, ma ormai non c’è più partita.

Occasione sprecata, niente cambio di passo, nuova secchiata d’acqua esterna sull’entusiasmo delle vittorie in casa. Sul lungo termine pesantino anche il -14, se veramente Roma sarà una concorrent­e diretta e si continua a ragionare di salvezza, come è giusto quando si perde. Anche se il 3-2 di bilancio resta ovviamente buono, il divario con la penultima ancora ampio e rassicuran­te. E se davvero il problema è il mal di trasferta, per un paio di settimane non se ne parlerà: in arrivo due partite in casa in fila, Pistoia domenica e Brescia quella dopo. Da sfruttare fino in fondo se si vuol tornare a sognare.

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 ??  ?? Delusione Nell’immagine in alto, Aradori in azione Nella foto sotto, i giocatori della Effe delusi a fine partita
Delusione Nell’immagine in alto, Aradori in azione Nella foto sotto, i giocatori della Effe delusi a fine partita

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