Corriere di Bologna

Genesi di una scelta senza Var Perché Irrati non ha dato rigore

Il regolament­o è cervelloti­co, ma la decisione dell’arbitro su De Ligt risulta corretta

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I social network infuocati, il dibattito che avanza a suon di replay e diverse inquadratu­re, le lamentele del Bologna post-partita in merito alla mancata on field review: Juventus-Bologna porta con sé una dose più o meno robusta di veleni per lo più incentrata sul tocco di mano del bianconero De Ligt al 92’, in una partita che in realtà ha visto diversi episodi più o meno controvers­i. «Avremmo gradito che Irrati fosse andato quantomeno a rivederla al Var», ha detto nel dopopartit­a il tattico dello staff di Mihajlovic, Emilio De Leo. Ma perché non ci è andato?

Andiamo con ordine: sul cross di Skov Olsen la palla arriva nella zona di De Ligt, in anticipo su Palacio e Bonucci, e il maldestro intervento del difensore ex Ajax dà vita a una carambola che porta la palla a toccare il suo braccio sinistro. Irrati fa proseguire e alla prima pausa aspetta il silent check del Var Fabbri: l’attesa dura circa un minuto (che poi, a onor del vero, non verrà adeguatame­nte recuperato) e poi arriva l’ok per proseguire. In quel minuto Fabbri e l’assistente Var Alassio hanno vivisezion­ato le immagini dell’intervento: prima la sequenza dal retro-porta, che evidenzia il tocco con il gomito di De Ligt, poi la telecamera dalla tribuna, che sarà decisiva per la scelta. In quella sequenza, infatti, si vede che De Ligt nel tentativo di ribattere il cross colpisce malamente la palla con il tallone sinistro, facendo cambiare direzione al pallone che poi sbatte a terra e finisce sul gomito di De Ligt.

È questo tocco col piede che salva lo juventino, rendendo il contatto successivo della palla sul gomito del tutto casuale e pertanto non punibile, come sottolinea anche sul suo blog l’esperto di regolament­i e questioni arbitrali Luca Marelli, ex direttore di gara di serie A. La motivazion­e è tra i capoversi della regola 12, riguardant­e proprio il fallo di mano: «Di solito non è un’infrazione se il pallone che tocca le mani o le braccia del difensore proviene direttamen­te dalla testa o dal corpo (compresi i piedi) del calciatore stesso». Da qui la scelta di non chiamare Irrati all’on field review allo schermo, giudicando corretta la sua scelta sul campo.

«Se De Ligt non avesse colpito il pallone con il tacco sinistro e il pallone fosse carambolat­o direttamen­te sul braccio — si legge sempre sul blog Lucamarell­i.it — il calcio di rigore sarebbe stato automatico: impossibil­e considerar­e naturale la posizione di quel braccio». C’è una concreta componente di fortuna, dunque, anche se il tifoso rossoblù (bruciato dalle numerose esperienze del passato sul tema) si sente danneggiat­o o è pronto a scommetter­e che ad aree invertite forse la scelta sarebbe stata diversa: a destare perplessit­à è quel «di solito» contenuto nel cervelloti­co testo del regolament­o, che lascia aperte troppe soluzioni e porta spesso ad interpreta­zioni differenti su episodi similari nel corso di partite diverse. La polemica tocca poi altri episodi della gara di Torino (un paio anche sfavorevol­i alla Juventus) ed in particolar­e il fallo di Pjanic su Mbaye poco prima del 2-1 firmato dal bosniaco: Irrati sbaglia a non sanzionarl­o — non dà vantaggio, fa cenno che si può proseguire — ma il Var non può cancellare la segnatura in quanto la palla dopo il fallo viene toccata da ben tre rossoblù (Poli, Danilo e poi Soriano) prima di tornare sui piedi di Ronaldo e poi di Pjanic per il tap-in fatale. Rimpianti, polemiche e arzigogoli di un regolament­o ancora troppo interpreta­bile su tocchi di mano e uso del Var che hanno animato il dibattito calcistico cittadino della domenica.

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Deciso L’arbitro Irrati
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