Corriere di Bologna

Ecco i Cake, l’indie rock dei Novanta

Oggi sul palco dell’Estragon la band california­na

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Se negli anni Novanta sei un giovane americano che non sopporta la musica imperante, ossia il grunge, cosa puoi fare? Formare una band ed andare contro corrente. I Cake, questa sera all’Estragon (ore 21.30, euro 25), sono quella band, che con appena sei album in ventotto anni di carriera hanno stravolto le regole, ottenendo un successo planetario.

Mancavano dall’Italia dal 2011, quando è uscito il loro ultimo album, «Showroom of compassion», seguito qualche anno dopo da un live, un lungo silenzio discografi­co interrotto lo scorso ottobre dal singolo, «Sinking Ship», che nelle intenzioni del gruppo è il primo di una serie di canzoni, da pubblicare sia in formato fisico sia in digitale, che andranno a comporre il loro settimo disco. Il ricavato dalle vendite dei singoli sarà devoluto a Medici senza frontiere. I Cake ancora una volta cercano di scardinare le regole come da sempre fanno con la loro musica, un guazzabugl­io di country, rock, funk, pop, folk e hip hop, chiamato anche alternativ­e rock.

I loro contorni sono alquanto nebulosi, dopo un primo album autoprodot­to nel 1994, sono stati notati dalla Capricorn Records, che alla metà esatta degli anni 90 distribuì «Fashion nugget», un lp che conteneva due singoli diventati cult: The distance eI will survive, quest’ultima era una cover del famoso brano interpreta­to da Gloria Gaynor, in una versione indie rock che ha fatto appunto faville. Sull’onda del successo, il terzo album, «Prolonging the magic», che raggiunse molto velocement­e il milione di copie vendute.

La tromba nelle mani di Vince DiFiore ed i giochi di parole nei testi del cantante John McCrea, erano - e sono - i punti di forza dei Cake, che fin dal nome giocavano a rimpiattin­o col pubblico. Il significat­o di Cake fu scelto non per indicare una torta ma bensì come verbo nella sua etimologia di «incrostare». Le costanti «incrostazi­oni sonore» si trovarono anche nel quarto album del 2001, «Comfort eagle», che segnò il passaggio alla Columbia e nel successivo «Pressure chief» giunto nei negozi tre anni dopo. Una lunga pausa discografi­ca obbligò i fan ad aspettare fino al 2011 per ascoltare delle nuove canzoni. I Cake in questo loro percorso artistico hanno perso e guadagnato vari componenti, rimanendo comunque nelle mani di McCrea e mantenendo un approccio alla musica sempre schivo e timido. La loro versione di I Will survive è stata inserita al gradino numero 89 della classifica delle migliori cento cover di tutti i tempi redatta dal New York Post.I Cake, però, non sono solo quella canzone.

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