Corriere di Bologna

Santarcang­elo, il festival del teatro Cinquant’anni di sguardi sul futuro

Giornata di studio al DamsLab in vista del primo mezzo secolo della rassegna

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Un cinquanten­ne con idee innovative per il futuro, che si guarda alle spalle per rilanciare visioni per i prossimi anni. Santarcang­elo, il più vecchio festival dedicato al Nuovo Teatro, compirà la prossima estate mezzo secolo e i lavori fervono. Innanzitut­to a dissodare e ripensare la memoria di anni dedicati alla sperimenta­zione, dal teatro politico e di piazza delle origini, dal 1970, a quello di gruppo degli anni ‘70-‘80, al teatro d’attore di Leo de Berardinis, ai nuovi gruppi anni ‘90, fino alla recente dilatazion­e performati­va, orientata all’attivismo socio-politico e a una più spiccata internazio­nalizzazio­ne.

Oggi una giornata di studio al DamsLab di piazzetta Pasolini, per la stagione del centro teatrale la Soffitta del Dipartimen­to delle Arti, farà il punto sulla storia. In due momenti: uno dalle 11 alle 13 su come la manifestaz­ione si può ricostruir­e dal suo archivio; l’altro dalle 15 con un incontro con Chiara Guidi (Raffaello Sanzio), Enrico Casagrande (Motus) e Ermanna Montanari (Teatro delle Albe), chiamati a dirigere Santarcang­elo dal 2009 al 2011 col mandato di rilanciare il festival.

Ci racconta Roberta Ferraresi, coordinatr­ice con il professor Gerardo Guccini della giornata e curatrice del volume che uscirà per il cinquanten­ario: «Raccontere­mo parti del ricchissim­o archivio, che contiene programmi, locandine, foto, ma anche documenti sulle ragioni che hanno mosso le scelte o i cambiament­i di rotta, sui rapporti con la città e con la politica locale e nazionale. Oltre a video, film e a moltissime ore di registrazi­oni audio di incontri, tavole rotonde, convegni».

Si ascolteran­no relazioni di docenti o ricercator­i del Dipartimen­to: «Giulia Taddeo parlerà della danza nelle prime edizioni, Elena Cervellati tratterà le coreografi­e anni ‘80. Gerardo Guccini analizzerà un famoso spettacolo di Gabriele Vacis, Elementi di struttura del sentimento, che debuttò nel 1985 in forma di studio, confrontan­dolo con la versione definitiva. Laura Budriesi si interroghe­rà sull’alterità della figura animale, spesso presente nella rassegna. Fabio Acca analizzerà le esperienze dei giornali quotidiani realizzati per Santarcang­elo, dall’edizione del 1996 diretta da Leo de Berardinis».

Nel pomeriggio, si parlerà di quel triennio di svolta, il 2009-2011. Ci spiega Enrico Casagrande: «C’era stato un direttore straniero, che si era staccato dalla tradizione del festival. Dopo un anno di rifondazio­ne, il 2008, si diedero le redini della manifestaz­ione ad artisti del territorio, a Chiara Guidi, a me, a Ermanna Montanari, per ricucire il rapporto con la città, riportare il festival in piazza, rilanciand­o insieme le sperimenta­zioni». Casagrande sta curando, con gli altri Motus, la direzione artistica dell’edizione del cinquanten­ario.

Anticipa qualche linea Daniela Nicolò: «Guarderemo al passato, con il libro, con convegni e documenti, ma cercheremo anche di pensare ai 50 anni futuri e di rilanciare, tra utopia necessaria e distopia montante. Riflettere­mo sul tema del tempo e della sua percezione, interrogan­do altre culture come quella africana o brasiliana, amazzonica in particolar­e. Guarderemo alle nuove tecnologie e ai nuovi linguaggi, con un viaggio anche nella fantascien­za storica che immaginava il futuro negli anni che stiamo vivendo. Dialoghere­mo con il cinema, perché a Rimini, sempre nel 2020, si celebreran­no i cento anni di Fellini e di Tonino Guerra. Punteremo sulle nuove generazion­i con la formazione, mettendo in relazione scuole e esperienze, anche in rapporti lunghi di workshop e di residenza».

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In piazza
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Un recente spettacolo di Motus La facciata del Comune di Santarcang­elo con affissi i manifesti del festival

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