San Lazzaro ferma le antenne 5 G
La sindaca renziana sfida Bologna. E a Palazzo d’Accursio asse Pd-M5S per bloccarle
Arriva da San Lazzaro il primo stop alle antenne 5G. Lo ha deciso la sindaca renziana, Isabella Conti, anticipando di fatto con questa mossa Palaz- zo D’Accursio, dove con una mozione presentata dal Pd e appoggiata dai Cinque Stelle si chiede di congelare le autorizzazioni fino all’adozione di un regolamento comunale. La Conti ha invece bruciato sul tempo il suo ex partito con un’ordinanza di sospensione. «Credo che su questi temi e le nuove tecnologie - ha commentato - sia ora necessaria una presa di posizione del ministero della Salute e del governo, che non c’è».
Dal sindaco di San Lazzaro Isabella Conti, che recentemente ha abbandonato il Pd per aderire al partito di Matteo Renzi, Italia Viva, arriva lo stop alle antenne 5G, la tecnologia di ultima generazione che dovrebbe ulteriormente implementare nella telefonia mobile le prestazioni delle reti in termini di velocità e capacità di scambio dati. Nuovi dispositivi sui quali non è ancora emersa dal punto di vista scientifico una posizione univoca sui possibili rischi per l’uomo, ma che stanno mettendo la politica e le amministrazioni alla prova: il punto è se dare o meno il via libera alla installazione delle nuove antenne. Da qui la netta posizione della Conti che ha deciso di intervenire alla luce della richiesta di installazione di un impianto 5G in via Speranza, che sarebbe stato il primo a San Lazzaro.
Lunedì era stato il Consiglio comunale di Bologna a prendere posizione sul tema con un ordine del giorno presentato dal Pd e approvato con i voti favorevoli della maggioranza e del M5S (astenuti gli altri gruppi, anche se sul tema è sempre stata la consigliera Dora Palumbo del Gruppo Misto a sollecitare il Comune): nel testo si chiede alla giunta di sospendere il rilascio di nuove autorizzazioni fino all’adozione di un regolamento comunale. La Conti ha invece bruciato sul tempo il suo ex partito e con un’ordinanza di sospensione ha deciso di bloccare da subito le concessioni alle nuove antenne. «Ho ritenuto che non sia compito di un sindaco scegliere nel mare magnum degli studi sul 5G quali siano i più affidabili e veritieri — spiega la sindaca —. Credo che su questi temi e le nuove tecnologie sia necessaria una presa di posizione del ministero della Salute e del governo, che non c’è. Non devono essere sempre i sindaci ad assumersi la responsabilità e visto che sono la massima autorità sanitaria del Comune tra qualche anno non voglio avere sulla coscienza la salute di qualcuno». La Conti aggiunge di aver ascoltato prima i pareri di esperti che hanno riferito in giunta sulla situazione attuale della normativa e di aver seguito l’evoluzione del quadro anche a Bologna. Stando ai numeri forniti dall’Arpae, per tutta la provincia sono arrivate 55 richieste di attivazione per antenne 5G, per 43 c’è già il parere positivo e 9 sono state attivate, tutte a Bologna: via Casteldebole, rotonda Romagnoli, rotonda Malaguti, via Boldrini, via Mascarella, via Paolo Canali, via del Tappezziere, rotonda Verenin e Lunetta Gamberini. Sempre l’Arpae nel numero di settembre della sua rivista «Ecoscienza» ha pubblicato uno studio nel quale emerge che i valori misurati sull’esposizione ai campi elettrici in città rientrano nella norma: con il 71% dei siti misurati compresi tra zero e un volt/metro (il limite è 6), poco più del 10% tra 1 e 2 e l’1% tra 4 e 5. I modelli previsionali però evidenziano un rischio di saturazione in vista delle installazioni 5G. «Bene che finalmente i nostri amministratori ascoltino i consigli dei ricercatori, ma non ha molto senso che si provveda a livello comunale. Sarebbe auspicabile che si intervenisse in un territorio piu’ vasto», il commento di Fiorella Belpoggi dell’istituto Ramazzini. La sinistra ambientalista, invece, ha accusato Bologna e il sindaco Merola di scarso coraggio nell’affrontare la questione