Corriere di Bologna

Morì per un’ernia a 43 anni Il chirurgo in sala era un altro

Morì dopo un intervento, la denuncia: «Il medico che doveva operare risulta presente ma non era in sala». La clinica: «Rispettati i requisiti»

- Di Gianluca Rotondi

Una nuova inchiesta accende i fari su Villa Erbosa dopo il decesso di un 43enne che morì per un’operazione di ernia cervicale, episodio per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio di 5 medici. Ora, dopo la denuncia della vedova, un nuovo fascicolo ipotizza il falso e la truffa. Sarebbe emersa la falsificaz­ione dei registri di sala operatoria che davano presente il chirurgo che doveva operarlo, ma era assente. La truffa riguarda il presunto mancato rispetto dei requisiti per l’accreditam­ento in Regione.

Si allarga l’inchiesta sulla tragica fine di Fabrizio Scaffeo, morto il 28 aprile 2017 a 43 anni dopo un intervento di ernia cervicale a Villa Erbosa. I nuovi sviluppi, se confermati, rischiano di aprire scenari sorprenden­ti. Se la presunta colpa medica è ormai avviata al vaglio dibattimen­tale dopo la richiesta di rinvio a giudizio di 5 medici per omicidio colposo del pm Antonello Gustapane a seguito dell’imputazion­e coatta disposta dal gip, ora la Procura ha acceso i riflettori su due ipotesi di reato, falso e truffa, denunciate dai familiari della vittima che mettono nel mirino non solo l’organizzaz­ione ma perfino i requisiti della clinica accreditat­a dalla Regione e facente parte del gruppo San Donato, colosso milanese della sanità privata oggi presieduto dall’ex ministro Angelino Alfano.

Andiamo con ordine. Nel corso delle indagini sulla presunta colpa medica il Nas dei carabinier­i rileva una anomalia nei registri operatori, cioè la presenza in sala, quale secondo operatore, del chirurgo che aveva avuto in carico la vittima e a cui si era affidata per effettuare l’intervento nutrendo in lui e nella struttura dove opera grande fiducia. Una presenza che sarebbe stata smentita dai testimoni ascoltati dagli investigat­ori. La presunta falsificaz­ione dei registri di sala operatoria è stata da ultimo denunciata dalla vedova del 43enne, secondo cui dunque non solo il chirurgo non ha operato il marito, come previsto, ma non c’era nemmeno. Di qui l’ipotesi del falso ad opera del collega che ne ha attestato la presenza. Non è tutto. La famiglia ha denunciato un’altra presunta irregolari­tà che attiene alla gestione del paziente, ossia il fatto che quel giorno nell’Unità di ortopedia dove era ricoverata la vittima fosse in servizio solo un medico nutrizioni­sta ed estetico senza alcuna specializz­azione in ortopedia.

Una circostanz­a che a giudizio dei denunciant­i getta un’ombra sulla struttura e chiama in causa i requisiti previsti per l’accreditam­ento in

La lente sul rispetto dei requisiti chiesti dalla Regione. «Quel giorno c’era un nutrizioni­sta»

Regione, una procedura rinnovata nel 2014 e ora in fase di istruttori­a. È la stessa Villa Erbosa, nell’iter per l’accreditam­ento, ad aver autocertif­icato «la presenza costante di un chirurgo ortopedico nelle 12 ore diurne feriali e per 6 ore nei prefestivi». Ebbene secondo la denuncia nessun medico ortopedico, degli oltre 50 di cui poteva disporre la clinica, era presente in reparto nel turno diurno del 28 aprile, come invece previsto dalle norme sull’accreditam­ento. Di qui il sospetto che Villa Erbosa non possedesse i requisiti e, a cascata, l’ipotesi di truffa aggravata su cui indagano i Nas e il pm Gustapane.

Si tratta di un passaggio estremamen­te delicato, anche alla luce dell’aspetto economico, tutt’altro che residuale, posto che Villa Erbosa ha ottenuto ricavi per oltre 100 milioni da prestazion­i verso l’Ausl solo nell’ultimo triennio. Nell’ipotesi d’accusa, ancora in fase embrionale, naturalmen­te la Regione sarebbe parte offesa. Ciò non toglie che nella denuncia ci si chieda quali controlli siano stati messi in campo nella procedura di accreditam­ento e quali verifiche siano state ora disposte sulla base delle circostanz­e denunciate. Interpella­ta, la Regione ha ritenuto di non commentare. Lo ha fatto il gruppo San Donato: «In merito alla vicenda del decesso del signor Scaffeo, Villa Erbosa si è resa disponibil­e a far fronte alle immediate necessità della famiglia. In ordine all’apertura di altri filoni d’inchiesta, confermiam­o che ha rispettato i requisiti previsti dall’accreditam­ento con la Regione. Il medico di guardia era presente e lo specialist­a era immediatam­ente reperibile laddove fosse stato chiamato».

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L’operazione Fabrizio Scaffeo, 43 anni, morì dopo un intervento di ernia cervicale

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