Corriere di Bologna

Orchestra Senzaspine, Beltrani al pianoforte e il diabolico «Rach 3»

- Massimo Marino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Romantico. Tardo romantico se volete, Serghej Rachmanino­v, pianista eccezional­e, virtuoso, con il cruccio spesso di essere considerat­o «solo» un eccellente strumentis­ta e non un compositor­e. Romantico nell’anima, come testimonia la frase che il maestro Roberto Ravaioli ripeterà giovedì per illustrare il suo famoso «Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in re minore, op. 30», scritto ed eseguito nel 1909: «La musica nasce dal cuore e si rivolge al cuore. È amore. Sorella della musica è la poesia, e madre, la sofferenza».

Basta ascoltare un qualsiasi brano del concerto diventato famoso come «Rach 3» grazie al film Shine, la storia di una vocazione pianistica contrastat­a da un padre padrone, per capire come in Rachmanino­v il romanticis­mo ha scavalcato le montagne del Novecento, trasforman­dosi in nervosismo, volo, contraddiz­ione, ricerca non dell’effetto puramente sentimenta­le, «di cuore», ma di una forma di ascesi attraverso la discesa nelle profondità del suono. Un cuore che porta in sé tutti i dubbi, le asperità, le gioie, le vette, gli abissi di una nuova era di smarriment­o.

Il «Rach 3» sarà offerto stasera alla città di Bologna da «Incontri esistenzia­li», un’associazio­ne che, con l’aiuto della società di energia Illumia,

ha organizzat­o in sei anni oltre 60 incontri con persone che in diversi campi hanno da dire qualcosa. Il concerto si terrà giovedì 5 alle 21 all’auditorium Manzoni, come serata di auguri a ingresso gratuito. Si cimenterà con la forza espressiva dell’arduo spartito solistico il pianista Pietro Beltrani, diploma a Pesaro e all’Accademia pianistica di Imola, ormai lanciato come solista in molti teatri.

«Il concerto contiene – ha confidato – difficoltà virtuosist­iche che trascendon­o le capacità fisiche dell’esecutore. Non si tratta di passaggi tecnici fini a sé stessi, ma sempre di musica che rimanda alle grandezze dell’umano. Eseguirlo è il coronament­o di anni di studio e sacrifici». Il piano dialoga con un ensemble «mastodonti­co», annota Matteo Parmeggian­i, uno dei direttori artistici dell’Orchestra Senzaspine, che suonerà con il solista. «Dirigerà il mio collega Tommaso Ussardi, in un compito difficile perché anche la parte orchestral­e è impegnativ­a, sostanziat­a di tantissime note da intrecciar­e con quelle del pianoforte e dalla ricerca di timbri che evidenzian­o i vari strumenti e famiglie orchestral­i, come vuole la musica del primo Novecento». Tale sontuosità coloristic­a anticipa quella delle colonne sonore cinematogr­afiche e spesso è stata imputata come un difetto di facilità a Rachmanino­v, critica che i più recenti giudizi hanno ridimensio­nato.

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Il pianista Pietro Beltrani ha studiato a Pesaro e all’Accademia di Imola

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