Corriere di Bologna

Art City 2020 nel segno delle donne

Dal 17 al 26 gennaio 162 appuntamen­ti in città in concomitan­za con Arte Fiera

- di Piero Di Domenico © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

A voler cercare fili di raccordo tra i 162 tasselli che compongono la nuova edizione, l’ottava, di «Art City», il direttore artistico Lorenzo Balbi cita la netta prepondera­nza di artiste donne, l’attenzione alla pittura, elemento centrale anche della prossima «Arte Fiera», e lo scontro generazion­ale tra artisti consolidat­i e nuove opere di giovani commission­ate per l’occasione.

Gli eventi, tutti gratuiti, si svolgerann­o dal prossimo 17 gennaio fino al 26.

Avoler cercare fili di raccordo tra i 162 tasselli che compongono la nuova edizione, l’ottava, di «Art City», il direttore artistico Lorenzo Balbi cita la netta prepondera­nza di artiste donne, l’attenzione alla pittura, elemento centrale anche della prossima «Arte Fiera», e lo scontro generazion­ale tra artisti consolidat­i e nuove opere di giovani commission­ate per l’occasione.

«Ci è un po’esplosa fra le mani», aggiunge Balbi, confermand­o anche la fortunata «Notte Bianca» di sabato 25. Quando gallerie, spazi espositivi, negozi e palazzi storici rimarranno aperti sino a mezzanotte e il Mambo approfitte­rà del tradiziona­le brindisi per presentare le sue proposte per il 2020.

«Art City» è insomma lievitata, tanto che la dicitura «settimana dell’arte contempora­nea» resta tale solo sulla carta, visto che il periodo andrà dal 17 al 26 gennaio. Avvolgendo il weekend centrale, dal 24 al 26, quando nei padiglioni 15 e 18 del quartiere fieristico si terrà «Arte Fiera» con, preannunci­a il presidente di Bologna Fiere Gianpiero Calzolari, più di una novità nell’allestimen­to. Un’ipertrofia destinata ad accontenta­re non solo i bolognesi ma anche i tanti turisti attesi in città, ai quali Bologna Welcome proporrà un libretto e una card ad hoc.

Balbi rivendica però un altro primato: «Non c’è nessun’altra settimana di arte contempora­nea che come la nostra presenti un calendario senza alcuna sovrapposi­zione».

Come si potrà verificare scorrendo il denso tabloid con il programma completo, che sarà distribuit­o in 50mila copie in tutti i luoghi di «Art City», alternativ­a al sito www.artcity.bologna.it e alla app con geolocaliz­zazione.

Nel calendario spiccano i 22 progetti principali, a cui si aggiunge la speciale performanc­e di Romeo Castellucc­i, «La vita nuova», presentata il 24 e 25 gennaio in quattro repliche nel Capannone 4 del DumBO, nell’area dell’ex scalo ferroviari­o Ravone di via Casarini.

Uno spazio che, assicura l’assessore comunale alla Cultura Matteo Lepore, dopo anni di dismission­e «verrà sempre più usato per produzioni artistiche». A partire proprio dal progetto di Castellucc­i, ispirato al saggio «Lo spirito dell’Utopia» di Ernst Bloch, che evoca un desolato parcheggio qualunque nel mondo, dove un gruppo di alti sacerdoti neri vestiti con lunghe tuniche bianche annunciano la necessità e la venuta di un mondo nuovo.

La performanc­e, come tutto il programma di «Art City», sarà gratuita, ma in questo caso bisognerà prenotare dei coupon per l’accesso. Procedendo in senso cronologic­o, si potrà iniziare scoprendo la prima antologica dello spagnolo Antoni Muntadas, con i suoi «artefatti» che vanno attivati dai visitatori, collocati nella cornice domestica di Villa delle Rose.

Un nuovo spazio privato, il Kappanoun di San Lazzaro di Savena, del collezioni­sta bolognese Marco Ghigi, ospiterà invece un’esposizion­e dell’americano Jimmie Durham, attivista per i diritti dei Nativi americani e Leone d’oro alla carriera dell’ultima Biennale d’Arte di Venezia, con una sua selezione di opere provenient­i da collezioni private italiane. Attraverso diversi materiali, la pietra in particolar­e, e linguaggi come installazi­oni, sculture, video e scritti, Durham, che terrà anche una performanc­e durante «Arte Fiera», ama ribaltare luoghi comuni a modo suo.

Tra gli artisti bolognesi, confermate la presenza di Sissi con «Vestimenti» a Palazzo Bentivogli­o, ampia selezione delle sue scultureab­ito di vari materiali, a volte anche indossabil­i, e l’omaggio del duo Antonello Ghezzi a Gianni Rodari nel centenario della nascita. Con «Il semaforo blu», che prevede interventi all’interno del Museo Davia Bargellini e quattro installazi­oni diffuse tra Palazzo d’Accursio, Aeroporto Marconi, Casa della Conoscenza a Casalecchi­o e reparto di Pediatria del Sant’Orsola.

Per la prima volta verrà poi aperto, per piccoli gruppi, lo studio di Concetto Pozzati, scomparso nel 2017, con la voce dell’artista che risuonerà grazie all’attore Massimo Scola e alla regìa di Angela Malfitano. Il Mambo ospiterà la collettiva« AgaiN and AgaiN and AgaiN» con sette artisti contempora­nei impegnati in una riflession­e sul tema del loop e della non linearità del tempo. Oltre a un percorso, «Figurabili­tà. Pittura a Roma negli anni Sessanta», in una sala riallestit­a ex novo che ruota attorno a uno dei pezzi forti della collezione permanente, i «Funerali di Togliatti» di Renato Guttuso.

Al Padiglione de l’Esprit Nouveau ci saranno le video installazi­oni del finlandese Mika Taanila e allo Spazio Carbonesi le foto, commission­ate da Hera, che Silvia Camporesi ha realizzato seguendo la costruzion­e dell’impianto di biometano a Sant’Agata Bolognese. Mentre il Mast ospiterà una mostra fotografic­a dedicata alle divise da lavoro e i ritratti di lavoratori del mondo dell’arte realizzati da Walead Beshty.

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