Corriere di Bologna

Fedeli divisi sul messaggio: «È normale», «non sta a loro»

In chiesa

- Beppe Facchini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Non mi è piaciuta questa intromissi­one: la chiesa dovrebbe occuparsi delle anime, non delle croci sulla scheda elettorale». Nel via vai fra turisti e fedeli che entrano ed escono dalla parrocchia di San Paolo Maggiore, in via de’ Carbonesi, pieno centro, c’è anche Alessandro, bolognese sulla cinquantin­a. Si ferma spesso per una preghiera nella basilica fatta ergere dai Barnabiti intorno al 1600 («Qui si sono sposati i miei genitori») e il giorno dopo l’uscita della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna in vista delle prossime Regionali, la sua è una presa di posizione chiara. «Purtroppo la chiesa ha sempre messo il becco nella politica, ancora prima della Dc — spiega —. In questo caso però sarebbe stato meglio non sbilanciar­si». «Che cosa voterò Io? Non la Lega. Sono un ex Msi, un purista di destra, non ce la farei mai». Poco più in là ci sono Giorgia e Silvia, studentess­e universita­rie in pausa per qualche momento di devozione. per loro al contrario «i vescovi hanno il dovere di dire la loro, sono le nostre guide spirituali». Ma sono eccezioni: la signora Maria, originaria di Foggia, appena uscita dalla basilica di Santa Maria dei Servi, in Strada Maggiore, afferma: «La chiesa dovrebbe pensare solo al suo ministero e non alla politica. E poi non credo che chi è dall’altra parte sia cattivo: Salvini per tante cose non mi dispiace, forse a volte si pone in modo troppo violento, ma gli altri non è che siano tanto diversi». Michela, giovane mamma in congedo dal lavoro, invece è sicura: «Ha ragione Salvini, alla fine gran parte dei cattolici voteranno per la Lega»; mentre Sebastiano, pensionato, davanti alla chiesa di Santa Rita, in via Zamboni, appare combattuto: «Zuppi mi piace, ma non tocca a lui indicarci come e per chi votare».

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