Da Lercaro a Don Matteo La religione che si fa politica e quei «consigli» dei pastori
al tramonto di cui la cittadinanza onoraria datagli dal nuovo sindaco di Bologna segnò una paradossale accelerazione. Se la sinistra vincerà ancora, a Zuppi onori simili li si dia quando va in pensione.
Lercaro a Guareschi non piaceva, Zuppi è figlio per madre della Milano manzoniana, per padre della Roma dell’Osservatore Romano, della Comunità di San’Egidio, finezza e geometria diplomatiche per formazione. Questo corso e ricorso storico può servire altrettanto paradossalmente ai leghisti, se vinceranno. Zuppi è amico di Prodi ma non è lui: se lo ritrovano comunque, come gli altri vescovi, anche se sperano che buona parte del gregge (e pure Peppone) voti per loro. Una nota simile la fecero i vescovi umbri: la sinistra è stata schiantata. Il documento dei vescovi non è solo una linea indicata ai fedeli prima delle urne, è un avviso ai politici di cosa chiedono i pastori che si assumono la responsabilità di parole nette: continuare «un impegno politico che in questi anni ha portato anche buoni frutti», «sinergia delle attività regionali con le istituzioni ecclesiali». Non scadono il 26 gennaio. Mai tanta chiarezza, nemmeno da Lercaro, nemmeno da Biffi che tifava per Giorgio Guazzaloca, ora icona della sinistra. Non volle la Lega in giunta, altri tempi.
Matteo Maria Zuppi porta avanti una pastorale che mai si è conosciuta a Bologna. Piena di rischi, contaminazioni, forse eccessi ed errori. Che vede il futuro solo nell’incontro di fedi, credi, «razze». Ha dato una delle parrocchie più borghesi, in cima a via Castiglione, a un sacerdote di rito romeno con 5 figli nell’ampia canonica. Ha cambiato il rettore della cattedrale di San Pietro. Ha messo a disposizione la chiesa del Gesso come riferimento delle parrocchie moldave ortodosse in Italia. La basilica di Santo Stefano sta passando dai benedettini ai francescani per farne un centro di formazione alla spiritualità per i giovani. È la stessa sfida di Bergoglio: religione che si fa politica nel momento in cui la povertà dei politici la rende egemonica. Bergoglio parla di «scristianizzazione» della società, ma lui è quello a cui si aggrappano una sinistra senza leadership (nel mondo) e una destra senza avversari all’altezza.