«Il futuro: connettere le diversità del territorio al mondo»
Presentato il volume «Quattro Venezie per un Nordest» dell’ex ministro Costa. L’incontro con l’ex sindaco Vitali e l’assessore Orioli
Venezia, città di sogno, meraviglia dell’umanità, paradiso dei turisti. Venezia città finta, vuota di vita propria, scenario consumistico. Quante Venezie esistono? Per chi conosce la città lagunare sono ancora di più: se avete avuto modo di camminare per calli e campi alla mattina presto, magari dalle parti della Lista di Spagna, la strada più veloce che dalla stazione porta verso Rialto, avrete visto fiumi di persone arrivare dall’entroterra per dare vita alle attività commerciali. Alle relazioni tra l’urbs e la civitas, tra la città storica e quelli che la fanno vivere, che vengono in realtà da un più ampio territorio, è dedicato un libro che è stato presentato nei giorni scorsi alla libreria Zanichelli in piazza Galvani. Quattro Venezie per un Nordest, editori Marsilio, è il frutto di una ricerca coordinata da Paolo Costa, ex sindaco della città, ex ministro dei Lavori pubblici del primo governo Prodi, già docente di Economia urbana e rettore all’Università Ca’ Foscari.
Uscito poco prima dell’acqua alta che ha sommerso calli e campi in novembre, il volume nota come i problemi della città si possono affrontare e provare a risolvere solo considerandoli all’interno di un sistema socio-economico e territoriale articolato. Perché
Venezia è un «fenomeno polimorfo», che comprende almeno quattro realtà differenti: la dimensione storica, quella del sistema della laguna e dei suoi insediamenti, quella «quotidiana», che comporta il trasferimento di molti abitanti della terraferma nella città turistica per lavoro, quella di una città estesa e interconnessa, la quinta sul territorio nazionale, che supera anche la definizione amministrativa di Città metropolitana, costituita dal sistema Venezia-PadovaTreviso. Il centro storico ha perso attività produttive a favore della terraferma: essa vive e attira visitatori grazie a quella forza lavoro che viene dai dintorni, dove vive. La città fa parte di un’area vasta, dinamica per posizione, produzione, dotazione di trasporti, sistemi di connessione. Il mondo guarda una sola Venezia. Quest’altra, più ampia, è «invisibile», come le città di Calvino.
L’incontro bolognese, presieduto dall’ex sindaco Walter Vitali con l’assessore all’Urbanistica Valentina Orioli, ha chiarito che per riprendere una strada di sviluppo, trattenere i talenti e avviare attività innovative, Venezia ma anche altri centri devono interconnettere le diversità del territorio e collegarle al mondo. «In Italia – ha detto Costa – l’area che funziona è quella di Milano e in parte Bologna. Il sistema Padova-Venezia-Treviso può diventare un nuovo luogo di innovazione tra queste, Monaco e Lubiana».