Faccia a faccia di quattro ore. Bonaccini: «Con me grandi convergenze» L’esame degli industriali: «Otto politico ai candidati»
Alla fine Pietro Ferrari, presidente di Confindustria EmiliaRomagna, indossa le vesti del professore magnanimo. E l’otto politico per tutti, annunciato ancor prima di mettere sotto esame i tre principali sfidanti per la Presidenza della Regione (Simone Benini, Lucia Borgonzoni e Stefano Bonaccini, in rigoroso ordine di arrivo), diventa addirittura «otto più». Ma dopo oltre quattro ore di stress test ai candidati, con i duellanti Bonaccini e Borgonzoni «costretti» alla stretta di mano con bacio dai padroni di casa, è evidente che su diversi fronti, a partire dalle infrastrutture e le tasse, i vertici industriali emiliano-romagnoli e la senatrice leghista hanno idee decisamente diverse.
L’effetto commissione d’esame, con i singoli candidati testati a porte chiuse, è solo parzialmente smorzato dal fatto che al fianco dei tre esaminandi siedano anche Ferrari e il direttore di Confindustria Emilia-Romagna, Luca Rossi. Ad ascoltare e interrogare i candidati, c’è il resto del Consiglio di presidenza e una folta rappresentanza delle cinque associazioni territoriali di Confindustria. Lo studio preparato insieme con Prometeia, e inviato nei giorni scorsi ai candidati, indica la strada: «Traiettoria 2030: lo sviluppo dell’Emilia-Romagna». L’obiettivo? Ambizioso. «L’Emilia-Romagna deve diventare la prima regione d’Europa», dice Ferrari: «Non vogliamo dettare l’agenda, ma dare un indirizzo condiviso e coeso che abbia uno sviluppo decennale».
«È un’apertura di dialogo», commenta Benini, che riconosce però i punti di distanza: «Loro chiedono grandi infrastrutture, noi abbiamo bocciato il Prit (Piano regionale integrato dei trasporti, ndr) e i suoi 24 miliardi che finanzia le sostenibilità con poche centinaia di milioni». Di fronte agli industriali Borgonzoni rilancia alcuni suoi cavalli di battaglia: sburocratizzazione, azzeramento dell’Irap per chi forma e assume, riapertura dei punti nascita. Le chiedono del ruolo del privato nella sanità: «Può dare un grosso contributo, deve essere valorizzato». Sulle infrastrutture, però, le visioni restano lontane. «Il Passante di mezzo non è la soluzione. Serve il Passante Sud — dice la leghista — l’ho detto chiaramente». «Non vorrei trovarmi nella malaugurata condizione che i miei nipoti non vedano il Passante...», dice Ferrara a proposito dell’ipotesi a Sud. E l’azzeramento dell’Irap per chi assume? «Non credo sia tecnicamente possibile. Una riduzione sì». Bonaccini, che con gli industriali ha combattuto lo scorso anno una battaglia pro infrastrutture contro il governo Lega-M5S, ostenta serenità: «Un incontro molto positivo. Non contano i “voti”, dati qui anche per gentlemen’s agreement, ho visto grandi convergenze su tante da cose».