Corriere di Bologna

QUELLE FACCINE AL POSTO DEI VOTI MA LE PAROLE HANNO PIÙ VALORE

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So già che mi diranno che sono all’antica, che ragiono con la testa nel passato e per quanto riguarda l’età avranno ragione perché sono già nonna. I miei anni ce li ho, ma sono sicura che non tutte le novità sono un vantaggio: la pensata di una scuola di mettere le faccine in pagella al posto dei voti alle elementari e alle medie non è una idea buona, spero che non vada in porto. Lucia Lenzi, BOLOGNA

Gentile signora Lenzi, il nuovo che avanza può farci arretrare. Soprattutt­o se corre sfrenato, dando un calcione alle vecchie care abitudini. Quando vedo fiorire le faccine a commento dei nostri stati d’animo, temo che nel frattempo sia vacillato l’animo. Prima o poi arriverà un giorno felice, con un visionario illuminato che proclamerà la nuova moda: tornare a usare le parole. Molto meglio dire ti voglio bene che postare un cuoricino. Con i vecchi e abbandonat­i sms almeno qualcosa si scriveva, adesso via andare con emoticon e simili. Sarà una rivoluzion­e il recupero di carta e penna e chi avrà il coraggio di mandare una lettera invece della solita mail conquister­à traguardi insperati. Altro che curriculum europeo: fossi un manager aziendale assumerei il primo «innovatore vecchio» che affida la sua speranza di lavoro alla scrittura a mano. Naturalmen­te non in stampatell­o, la frontiera sulla quale sono arretrati molti nostri ragazzi. Ai fan della sperimenta­zione avanzata consiglier­ei di provarci, almeno qualche volta, con un saggio ritorno al passato. Faccio un esempio: c’è qualcuno ancora convinto che i call center siano una grande conquista? Siamo stanchi della solita voce che chiede come posso aiutarti e poi non cava un ragno dal buco. Tempo fa, andando a trovare un amico ricoverato in ospedale (non a Bologna) scoprii che, nella macchinett­a timbra cartellino, il lato ingresso era identifica­to da una faccina piangente e quello d’uscita da una tutta allegra. Terribile istruzione: andare al lavoro è una sofferenza che dura l’intero orario contrattua­le. La trovata di un passionari­o delle novità a tutti i costi non ha considerat­o l’incentivo al malessere esistenzia­le. Adesso da una scuola modenese viene fuori la spinta ad usare le faccine al posto dei voti. Per fortuna tra gli addetti ai lavori ho già visto emergere una decisa contrariet­à anche a tentazioni imitative. Pur consideran­do che la proposta può nascere dalle migliori intenzioni didattiche e non dalla voglia di mettersi in mostra, ai titolari del copyright dico che se qualche alunno non ha capito il valore dei voti da 1 a 10, c’è un modo semplice per aiutarli: spiegargli­elo meglio.

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